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Family Day a Milano, messaggio alla politica. "Il nostro popolo vale milioni di voti"

Assenti i due Fontana, il ministro della Famiglia e il governatore lombardo, presente invece il senatore leghista Simone Pillon

Il Family Day di Milano (Ansa)

Milano, 17 novembre 2018 - Proposte di mozione ai consigli comunali o regionali per il sostegno alle maternità difficile, per l'uscita dalla rete nazionale delle pubbliche amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, e affinché non sia consentito registrare all'anagrafe un bimbo come figlio di due padri o di due madri: sono contenute nel plico consegnato oggi al Pirellone agli amministratori locali pro family dal Comitato Difendiamo i nostri figli, che organizza il Family day.

Al convegno era annunciata la presenza del ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, che ha mandato una lettera agli organizzatori spiegando che «la tutela della vita, la difesa dei più deboli e la famiglia sono temi a me particolarmente cari ed è per questo che l'iniziativa di oggi rappresenta un'occasione preziosa di riflessione, confronto e arricchimento reciproco». Assente anche il presidente della regione Attilio Fontana, la piattaforma è stata tenuta a battesimo dal presidente del Family Day, Massimo Gandolfini, che ha chiesto «alla politica di produrre politiche, anche economiche, a favore delle famiglia, ribadendo il valore della dignità della donna, della maternità e della famiglia». «Da uomo che non si candiderà mai - ha detto il presidente del Family Day - vi dico che non abbiamo un partito di riferimento, perché noi ci riconosciamo nella dottrina della Chiesa, ma il nostro popolo vale parecchi milioni di voti. Non fare un partito è una nostra scelta, ma possiamo dire agli elettori quale partito risponde meglio alle nostre istanze».

Tra i presenti al convegno, anche il senatore leghista Simone Pillon, che ha messo al centro del suo intervento il sostegno alla natalità, la questione culturale («non vogliamo - ha detto - alcuna forma di indottrinamento dei nostri figli»), il no alle droghe («chi ha interesse - si è chiesto - a chiudere i nostri ragazzi nei cessi a farsi le canne?»), il ruolo del padre («dal '68 a oggi - parole sue - lo abbiamo buttato fuori dalla porta») e ovviamente l'aborto («una delibera seria come quella di Verona dà un segnale fortissimo»). «Questa è la nostra chiamata - ha concluso l'autore del contestato ddl per l'affido condiviso - restiamo uniti, lo dobbiamo ai nostri figli»