VALENTINA TARANTINO
Cronaca

La svolta Bepi dispenser, il dispositivo che distribuisce le terapie senza il supporto degli infermieri: “Farmaci “automatici” per ospedali più efficienti”

“Sicuro e preciso, alleggerisce il lavoro in corsia e rende le cure più efficaci”. La start-up ideata da due medici milanesi e da un esperto nel campo del management

Il team di Bepi Dispenser, il dispositivo realizzato da Marco Scardino, Francesco Tasso e Roberto Schibuola

Il team di Bepi Dispenser, il dispositivo realizzato da Marco Scardino, Francesco Tasso e Roberto Schibuola

Milano – Cinque pazienti per ogni infermiere. Sarebbe questa, secondo un articolo apparso nel 2021 sulla rivista scientifica The Lancet, la proporzione in grado di garantire una corretta durata della degenza ospedaliera. In Europa e in Italia, però, il rapporto è di dodici assistiti per ciascun sanitario. Così, oltre alla dilatazione dei tempi, si va incontro a un aumento, fino al 50%, della mortalità e delle complicanze. A partire da questi dati, ma soprattutto dall’esperienza quotidiana, due medici, Marco Scardino e Francesco Tasso - rispettivamente, primario di Anestesia e anestesista dell’Humanitas Research Hospital di Rozzano - hanno dato vita nel 2023, insieme a Roberto Schibuola, esperto nel campo del management, a una start-up. Si chiama Bepi e ha progettato il primo distributore automatico di farmaci al letto del paziente ospedaliero.

“Sperimentiamo ogni giorno la carenza di personale sanitario - afferma Tasso - E sappiamo che, in fase di degenza, gran parte degli eventi avversi dipendono da errori o ritardi nella distribuzione dei farmaci. Quindi abbiamo pensato che, se fossimo riusciti ad automatizzare questo passaggio, avremmo abbattuto il sovraccarico di lavoro per gli infermieri, garantendo, insieme, il rispetto degli orari delle terapie. Mi spiego meglio. Se si comincia alle otto di mattina la somministrazione di un farmaco che deve essere assunto a quell’ora, ma i pazienti a cui pensare sono molti, si finirà il giro mezz’ora dopo, o anche di più. In seguito a qualche ricerca, ci siamo resi conto che sul mercato non esisteva alcun prodotto che rispondesse alle esigenze ospedaliere, legate a requisiti di sicurezza e precisione piuttosto stringenti. Ed è così che abbiamo creato Bepi Dispenser”.

Il distributore, munito di una tecnologia brevettata, assomiglia a un armadietto, adatto a essere appoggiato sul comodino del malato. Il funzionamento è facile e intuitivo: ogni giorno, al momento stabilito, l’unico pulsante di cui è dotato si illumina ed emette un segnale sonoro. Avvicinando al macchinario un braccialetto “gemellato”, il paziente può ritirare la medicina e, una volta che ne ha riposto l’involucro nel dispenser, questo avvisa i sanitari, tramite un software, dell’avvenuta assunzione della terapia. “Previa valutazione del medico, possono beneficiarne tutti i pazienti autonomi, ossia il 70% del totale nei reparti di degenza - spiega ancora Tasso - Anche la configurazione è immediata: basta importare le prescrizioni mediche dalla cartella clinica elettronica o inserirle tramite un tablet dedicato”. Il macchinario è in grado di ospitare fino a sessanta pillole, un numero sufficiente a coprire l’intera durata della degenza per la maggior parte dei pazienti, ed è sempre possibile apportare modifiche in corso d’opera. Ma non solo.

“Una caratteristica molto importante - aggiunge Scardino - riguarda la cosiddetta “pillola al bisogno”. Si tratta della terapia aggiuntiva che viene somministrata se un paziente ha subìto un intervento e avverte un dolore più forte rispetto alla media. Normalmente, per ottenere questi farmaci supplementari, chi ne ha bisogno deve rivolgersi a un infermiere, che poi riferisce al medico e questo, infine, fa una prescrizione - e da qui riparte il giro in senso contrario. Con Bepi, invece, la questione si risolve a monte. Basta inserire “la pillola al bisogno” nel dispenser e, in caso necessità, questa verrà erogata. Il risparmio si ha in termini di carico di lavoro per i sanitari, ma anche in termini di attesa per il paziente”. Ottimizzazione delle attività e guarigioni più rapide, dunque, ma anche risparmio economico per le strutture, considerando che, in media, una giornata di degenza costa settecento euro.

Al momento, Bepi Dispenser è in fase di pre-industrializzazione, ma già con l’inizio dell’estate i primi prototipi appariranno sul mercato. In particolare, la startup ha siglato lettere di impegno con sette strutture sanitarie del Nord Italia e, prospettando di raggiungere l’autonomia finanziaria entro la metà del 2026, ha avviato una campagna di equity crowdfunding sul portale Mamacrowd. L’obiettivo resta quello di riuscire a rifornire gli ospedali italiani che lo richiedono, ma anche di aprirsi verso l’estero. Dagli Stati Uniti, ad esempio, sono già arrivati segnali di interesse. “La scarsità di infermieri non è un problema che riguarda solo l’Italia - commenta Tasso - Abbiamo avuto modo di confrontarci con colleghi inglesi, francesi, arabi, statunitensi e giapponesi: tutti si trovano alle prese con la situazione che viviamo noi e che, crediamo, Bepi Dispenser possa contribuire a migliorare”.