DI ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Fast fashion, bar e negozi storici chiusi La crisi morde corso Venezia e Baires

Saracinesche abbassate nell’arteria dello shopping. "Mancano i turisti e gli impiegati negli uffici". Gli affitti non calano e i locali restano vuoti. C’è un segnale positivo: Pisacane Arte apre un temporary shop

di Annamaria Lazzari

Segnali inquietanti da corso Venezia e soprattutto da corso Buenos Aires. Con almeno 35 saracinesche abbassate. È vero che il ricambio delle insegne è sempre stato fisiologico lungo i due chilometri e mezzo che collegano San Babila a Loreto, con spazi finora ambitissimi in quanto di forte passaggio. Ora, però, tra crollo del turismo e impiegati in smart working, le cose sono un po’ diverse. E il "riciclo" non si verifica: le vetrine, insomma, non si rianimano. L’anomalia è che rimangano desolatamente vuote, anche per mesi. "Non era mai successo che in corso Buenos Aires ci fossero trenta negozi vuoti e che alla chiusura di un’attività non seguisse a breve distanza l’apertura di un’altra" spiega Cristina Giraudo, titolare dell’Ottica Soatin, attività che resiste da 93 anni. Gli ultimi negozi a gettare la spugna sono stati, una quindicina di giorni fa, "o Bag Store" e Terranova che sulla sua vetrina invita a recarsi al flagship store di via Torino. Nella Spoon River commerciale della shopping street ci sono numerosi store di abbigliamento come Desigual, Okaio, Roberta Biagi, Aviazione Navale, uno dei due H&M, poi il brand di borse Kipling e un numero consistente di bar. La responsabilità di tutto questo? "A mio giudizio pesano tre elementi che incidono in modo uguale: il Covid e il calo dei consumi, lo smart working con la relativa assenza di impiegati, e la pista ciclabile che non ci è stata proprio di aiuto" sottolinea Giraudo. "La città si è svuotata anche per l’assenza di turisti e lo scoramento dei cittadini. Il movimento sul corso è solo veicolare. Non è gente che si ferma per fare gli acquisti", è la diagnosi di Matteo Mutinelli, titolare di una cappelleria che esiste da 130 anni. "I negozi chiusi sono tantissimi e molti altri chiuderanno. Le botteghe storiche sono quelle che hanno più anticorpi degli altri: sono proprietarie di muri. Per chi ha un’attività commerciale il peso degli affitti incide moltissimo. Chi pensa che i canoni a questo punto si abbasseranno si illude di grosso: i proprietari terranno sfitto fino a quando l’epidemia finisce. Per la ripresa credo che dovremmo aspettare fino al prossimo settembre", afferma Mutinelli. Anche "Tutto per la sarta" di via Ozanam dopo 80 anni dice addio: è già partita la liquidazione di frange, piume, tessuti, pizzi e i bottoni per cui è famoso. "Non chiudiamo per il Covid ma per motivi personali" precisa però il titolare Paolo Moioli.

C’è anche un bel segnale: la galleria Pisacane Arte ha deciso proprio da oggi di aprire un temporary shop al civico 42 di Buenos Aires: due piani consacrati all’arte, inclusa quella accessibile. "La scelta è coraggiosa per il periodo ma conferma il grande legame tra Pisacane Arte e la città di Milano" fanno sapere dalla galleria di via Pisacane. Anche in corso Venezia hanno chiuso di recente lo showroom Malloni, e negli scorsi mesi Jeckerson Store, il Con-Temporary Space: il bar Battaglia è spento da una settimana. "La pista ciclabile è un disastro: i nostri clienti non vengono in bici a fare la spesa" sottolinea Rosalia Baroni della gastronomia Il Nuovo Principe. Per Antonio Gerla, store manager di Roberto Festa, "bisogna resistere, l’epidemia finirà".