REDAZIONE MILANO

Gli antifascisti ricordano la morte di Fausto e Iaio, il cold case della Milano a mano armata: un delitto rimasto irrisolto 47 anni dopo

L’agguato mortale all’esterno del Leoncavallo il 18 marzo 1978. La pista dell’estrema destra e dei Nar e tutte le ipotesi in gioco che ancora oggi non hanno portato all’individuazione dei responsabili

La commemorazione davanti al murale che ricorda Fausto e Iaio

La commemorazione davanti al murale che ricorda Fausto e Iaio

Milano, 18 marzo 2025 – In ricordo di Fausto e Iaio, a 47 anni dalla loro morte. Anche oggi, come del resto avviene ogni anno, un gruppo di militanti antifascisti si è ritrovata in via Mancinelli, in zona Greco a Milano, davanti alla lapide e al murale che ricordano la morte dei due ragazzi, all’epoca studenti liceali 18enni e frequentatori abituali del centro Leoncavallo. Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci quel sabato 18 marzo 1978 erano appena usciti dal centro sociale e stavano per andare a cena quando vennero affrontati da tre uomini, che li attendevano fuori dal centro sociale. Raggiunti da diversi colpi di pistola – una Beretta poi abbandonata sul luogo dell’agguato – Iaio morì sul colpo Fausto Tinelli poche ore dopo in ospedale.  

La targa in memoria dei due militanti di sinistra
La targa in memoria dei due militanti di sinistra

"Una ferita per Milano”

"Siamo qui 47 anni dopo la loro morte dove sono stati uccisi – ha spiegato Ivano Vallese, presidente dell'associazione familiari e amici di Fausto e Iaio –. Rispetto ad altre persone i nostri morti non hanno avuto giustizia, abbiamo una verità storica ma non giudiziaria. La riapertura del caso ci auguriamo che possa fare un po' di luce e verità sulla loro vicenda. Siamo grati al Consiglio comunale che in modo bipartisan ha deciso di dare una mano perché questa è una ferita  profonda nel cuore di Milano, speriamo che si possa fare un po' di verità e giustizia". La stessa cosa che si augura Giovanni Tagliavini, un amico di Fausto e Iaio e membro dell'associazione che le ricorda. "Stanno proseguendo nelle indagini e si spera che venga trovato materiale utile – ha detto – perché alcune prove sono sparite e quindi mancano dei reperti. La speranza è l'ultima a morire". 

La grande manifestazione per le vie di Milano, nei giorni successivi al duplice omicidio
La grande manifestazione per le vie di Milano, nei giorni successivi al duplice omicidio

La riapertura delle indagini

La morte di Fausto e Iaio è infatti avvolta ancora oggi nel mistero. In quasi cinquant’anni non sono stati dati un nome e un volto ai tre responsabili dell’agguato, genericamente attribuito a elementi dell’estrema destra. Un vero e proprio cold case. Diverse le piste investigative prese in esame negli anni. Per esempio quella romana, riconducibile appunto all’estrema destra eversiva, che all’epoca rivendicò l’azione con un volantino. “Una pista già seguita negli anni e che merita di essere approfondita”, come ha sottolineato l’avvocato Nicola Brigida, il legale che è stato nominato dalla sorella di Iaio, Maria Iannucci, e dalla madre di Fausto, Danila Angeli, 87 anni, per seguire il caso dopo che un anno fa la Procura di Milano, anche sulla base delle istanze provenienti dal Consiglio comunale e dal sindaco Giuseppe Sala, aveva aperto un fascicolo a carico di ignoti affidato dal procuratore Marcello Viola ai pm del Dipartimento antiterrorismo Francesca Crupi e Leonardo Lesti. 

Lorenzo Iannucci e Fausto Tinelli non avevano ancora compiuto 19 anni
Lorenzo Iannucci e Fausto Tinelli non avevano ancora compiuto 19 anni

Cosa non torna

Approfondimenti, sottolinea il legale, “cercando in particolare gli appoggi logistici di cui avrebbero goduto gli assassini in trasferta a Milano”. Le indagini per raccogliere possibili elementi utili per risolvere il cold case, finora, si sono scontrate con l’esito “negativo” delle ricerche negli uffici del Palazzo di giustizia dove vengono conservati i reperti. Non sono stati trovati gli otto proiettili calibro 7.65 che il 18 marzo 1978 furono esplosi da una Beretta 34, mentre ormai da tempo si sono perse le tracce del berretto di lana blu rinvenuto nel 1978 sul luogo del delitto, che probabilmente è andato distrutto. Gli accertamenti, però, sono andati avanti. E non sarebbero emerse strade alternative rispetto a quella di un delitto maturato negli ambienti dell’estrema destra eversiva.

La pista romana

L’unica pista ritenuta finora accreditata e fondata, già esplorata in passato. L’ultima inchiesta milanese era stata archiviata dall’allora gip Clementina Forleo nel dicembre del 2000. La decisione di uccidere i leoncavallini Fausto e Iaio in via Mancinelli, aveva spiegato la giudice accogliendo la richiesta di archiviazione del pm Stefano Dambruoso, maturò nella “destra eversiva”. Sono emersi “significativi elementi a carico degli indagati” dell’epoca, Massimo Carminati, Claudio Bracci e Mario Corsi, che restavano però indizi senza diventare prove.