
"Federico aspetta ancora giustizia" Antonella e il Ddl 91: mai più figlicidi
"Fino a oggi nessuno è stato ritenuto responsabile del delitto di Federico sebbene mio figlio si trovasse in un ambiente ‘protetto’, mentre era sotto la custodia dello Stato. Eppure, tutte le autorità coinvolte, pubbliche e private, erano a conoscenza della pericolosità dell’uomo, date le mie dieci precedenti denunce". Antonella Penati racconta il suo calvario e la battaglia per avere giustizia per suo figlio Federico (ucciso a 8 anni il 25 febbraio 2009 dal padre che poi si suicidò) in occasione della presentazione al Senato del Disegno di legge n. 91 – prima firmataria la senatrice Pd Valeria Valente – che si propone di colmare i vuoti legislativi in materia di provvedimenti dei figli nei casi di violenza di genere o domestica. In Italia, negli ultimi 20 anni, i casi di figlicidio sono stati 535. Nell’87% dei casi a uccidere i figli è il padre, spesso come vendetta trasversale nei confronti della compagna o ex.
Vittoria Tola, responsabile nazionale dell’Udi che sostiene il Ddl, interviene a questo proposito sottolineando che "il ddl vuole anche impedire che le donne che denunciano siano ritenute, come spesso avviene, madri non adeguate o calunniatrici". Altro punto fondamentale nel documento è la responsabilità dei giudici nel valutare la pericolosità del soggetto denunciato e, di conseguenza, la eventuale sospensione di ogni suo contatto con il minore. L’associazione rimarca con forza che questo disegno di legge è in linea con i contenuti della Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia nel 2013. Inoltre, è notizia di questi giorni, il Comitato per l’eliminazione delle discriminazioni contro le donne (Cedaw), strumento giuridico internazionale il cui giudizio è vincolante, ha di fatto ritenuto ammissibile la denuncia della mamma di Federico Barakat contro lo Stato italiano per non aver tutelato lei né protetto il figlio dall’omicidio. La convenzione Cedaw fu adottata dall’Onu nel 1979. È il più importante strumento internazionale giuridicamente vincolante in materia di diritti delle donne.
Antonella Penati ha presentato denuncia alla Cedaw nei confronti dello Stato italiano. La denuncia, portata alla Commissione con l’ausilio degli avvocati Bruno Nascimbene e Giulia Borgna, ha superato il vaglio dell’ammissibilità; pertanto, si attenderà una valutazione nel merito a seguito del deposito delle osservazioni da parte dello Stato italiano. A partire dal 2005, la madre del piccolo Federico ha presentato ben 10 denunce alle varie autorità (tra polizia, tribunale dei minori e servizi sociali), rappresentando non solo le violenze e le minacce subite, ma anche la pericolosità dell’ex marito in quanto tossicodipendente e affetto da turbe psichiche. Ciononostante, la polizia e la Procura non hanno mai preso alcun provvedimento per proteggere la madre e il figlio costantemente minacciati, e la prima udienza del procedimento penale aperto in seguito alle denunce non ebbe mai luogo in quanto fissata 4 anni dopo le denunce, per il 25 marzo 2009, un mese dopo l’omicidio di Federico.