Milano – "È scoppiato l’amore", scherza il suo legale. E lui risponde: "Eh ma lo sai, da una parte spero veramente di godermi la vita perché minchia sto facendo proprio la persona nuova", risponde Luca Lucci. I due stanno parlando di Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, che a un certo punto della storia raccontata nelle carte dell’indagine sulle curve intreccia un legame sempre più stretto con il Toro che guida la Curva Sud. Il rapper si reca più volte nella villa con piscina di Scanzorosciate per cenare con il suo nuovo amico, anzi "fratello": progettano di subentrare nella gestione dell’Old Fashion, si confrontano sulla possibilità di lanciare il marchio di birra Boem al Meazza, parlano di guardie del corpo a cui affidare la "sicurezza" dell’intera famiglia Ferragnez. Dal canto suo, Lucci pianifica pure di far entrare l’artista nella catena Italian Ink ("Diventerà una miniera d’oro"), aprendo un negozio di tatuaggi in piazza Duomo: "Spacca giuro, lui è simpatico".
Così simpatico da pensare di partecipare anche al suo podcast di successo Muschio Selvaggio: "Se io ero libero fra... mi davo al Mucchio Selvatico... te lo dico io... quella c. di trasmissione... se ero libero, mi invitava al 100 per 100", dice in un’altra intercettazione. E quando l’avvocato gli fa notare che "in affidamento ci può notare", lui replica: "Eh certo, in affidamento ci vado...". "Il problema è andare in televisione sempre...", conviene l’avvocato. In realtà, l’immagine rinnovata che Lucci stava cercando di darsi col franchising dei tattoo, specie dopo aver scoperto che in casa aveva una cimice nel decoder ("C. per mettere l’ambientale in casa devi avere un’indagine seria oh! Non puoi mettere ambientali in casa così a caso..."), fa a cazzotti con altri dialoghi captati che descrivono una persona completamente diversa.
Per gli investigatori di Squadra mobile e Sco, è emblematica la frase che il quarantaduenne pronuncia prima di recarsi allo stadio per la partita di Champions League tra Milan e Paris Saint Germain del 7 novembre 2023. Il magistrato di Sorveglianza di Brescia gli ha concesso di andare a San Siro nel percorso di recupero dalla dipendenza da droga e gioco d’azzardo. Un via libera che, per inciso, consentirà a un daspato di entrare in un impianto sportivo, di salutare "i suoi seguaci tutti pregiudicati" e di violare gli orari del Tribunale che gli imponevano di tornare a casa entro le 23.
"Autorizzato dal giudice per riabilitare il mio cervello, capisci? Capisci che stasera mi portano allo stadio per riabilitare il mio cervello? Allo stadio… fa parte del percorso per per...chissà cosa mi dicono durante la partita, che mi diranno: “vedi? Devi viverla così” e io faccio: “siii, che bello con la famiglia”, ma vai a fare in c. che c’ho una sete di sangue che solo Dio lo sa!!! Che schifo!!! vergogna dottoressa". Una sete di sangue da Belva, come il nickname che si era dato su Encrochat per scambiarsi messaggi criptati (poi decifrati dalla polizia) su carichi di cocaina e hashish che gli sono costati una pena patteggiata di 6 anni e 4 mesi di reclusione nel settembre 2023. Pure stavolta le sue parole sono state captate dalla polizia: "Mo devono fare la barzelletta come sempre, le loro bellissime barzellette! Vogliono fare le loro bellissime barzellette come tutte le volte", ripete ossessivamente quando un programma alla tv gli fa scoprire i microfoni delle forze dell’ordine. Una barzelletta che rischia di costargli carissimo.