I numeri nei locali notturni erano solo un ricordo sfuocato, un’altra vita rispetto a quella nell’appartamento di via del Citra a Pozzuolo Martesana, dove il 13 giugno scorso era stata ritrovata morta. Dei lustrini non era rimasto più nulla ad Hanna Herasimchyk, l’ex ballerina bielorussa di 46 anni che secondo la Procura di Milano è stata soffocata dal compagno Konrad Marek Daniec, sei mesi fa.
Un delitto che sarebbe stato consumato proprio fra le pareti domestiche, nella casa che la donna non lasciava quasi più. Nessuno la conosceva nel piccolo borgo dell’hinterland, 8.500 anime. Tranne i vicini, abituati ai litigi della coppia. Ma ai carabinieri hanno riferito di non averne più sentiti da metà maggio. E non, senz’altro, quella notte fra l’11 e il 12 giugno in cui gli inquirenti collocano il femminicidio. Hanna conduceva una vita ritirata. Alle botte del compagno, 43enne, polacco, era abituata. Ai rari amici che le erano rimasti diceva che "è giusto che un uomo picchi la propria donna".
Una mentalità che l’aveva spinta a sopportare soprusi e aggressioni, ma il ménage si era fatto più pesante da quando lui, arrestato ieri con l’accusa di omicidio aggravato, aveva avviato una relazione parallela con una cliente. Il corriere, questo fa di mestiere il presunto assassino, era un volto più noto di lei a Trecella, la frazione dove i due si era trasferita tre anni fa. Bazzicava i bar della zona, "non disdegnava di alzare il bicchiere e brindare a ogni occasione buona", raccontano oggi nel paesino, scosso dalla svolta nel caso: "Non si era saputo più niente da mesi".
La coppia, convivente, si era trasferita a Pozzuolo Martesana da Vignate alla fine del 2021. Intestato a lei l’appartamento della tragedia, all’uscita del paese verso la circonvallazione, in una palazzina a due piani, a pochi passi dalla campagna. Una zona tranquilla. Numerosi e violenti i diverbi fra quelle pareti, segnalati alle forze dell’ordine, ma mai nessuna denuncia.
Le voci sentite il più delle volte nel condominio. Non così, a quanto risulterebbe, nei giorni dell’ultima discussione e poi della morte, avvolta nel silenzio. Nonostante la colluttazione ricostruita dagli inquirenti, dai patologi e dai carabinieri che il 13 giugno trovarono Hanna morta, per terra, fra il soggiorno e la cucina. Accanto al corpo, ciocche dei suoi capelli, sotto le unghie il Dna dell’aggressore: Daniec.
Con Hanna se ne è andato il suo tormento: decine di telefonate a vuoto, ogni giorno, all’uomo che diceva di amarla e che a mani nude con un piumone schiacciato sulla faccia, le avrebbe tolto la vita. Lei ha provato a difendersi con tutte le forze e i segni di quell’ultima lotta hanno portato all’arresto.