Senago (Milano) – Poco più di tre giorni per risolvere il caso e arrestare l’autore dell’omicidio di Senago. Un’indagine-lampo partita domenica sera con una denuncia di scomparsa e chiusa giovedì notte con l’interrogatorio del barman 30enne Alessandro Impagnatiello e il ritrovamento del cadavere della compagna 29enne Giulia Tramontano, incinta al settimo mese.
La prima versione
L’inchiesta dei carabinieri, però, è tutt’altro che chiusa: restano diversi punti da chiarire. A cominciare da quello più lampante: Impagnatiello ha dichiarato al pm Alessia Menegazzo che Giulia – di ritorno dall’incontro chiarificatore con la ragazza di 23 anni con cui l’uomo aveva una relazione parallela – si sarebbe autoinferta alcuni fendenti alle braccia e al collo e che poi lui, per "non farla soffrire”, l’avrebbe accoltellata al collo “negli stessi punti” in cui lei si era ferita.
Le ferite involontarie
Una versione che l’uomo avrebbe smentito ieri davanti al gip Angela Minerva, sostenendo che la compagna si sarebbe ferita “involontariamente" mentre tagliava i pomodori e che poi lui l’avrebbe colpita. L’autopsia potrebbe rivelarsi determinante per fare chiarezza sulla dinamica: è vero che il corpo presenta un taglio sul braccio, ma Giulia potrebbe esserselo procurato in un estremo tentativo di difesa.
I tempi che non tornano
Forti dubbi ci sono pure sulle tempistiche indicate da Impagnatiello sugli spostamenti del cadavere: l’uomo ha riferito di aver portato il corpo nella vasca da bagno subito dopo l’assassinio e di averlo poi trascinato per le scale fino al garage attorno alle 23, provando in entrambi i casi a dargli fuoco; poi lo avrebbe portato in cantina alle 12.30 di lunedì e riportato nel box alle 7 di martedì, per infilarlo subito in macchina e abbandonarlo dopo 19 ore e mezza in un’intercapedine di via Monte Rosa, a 700 metri da casa.
Il sangue nel bagagliaio
Detto che tracce compatibili con la presenza del corpo sono state rilevate in tutti i punti indicati da Impagnatiello, va ricordato che mercoledì mattina, a poche ore dall’abbandono del cadavere nel luogo in cui è stato rinvenuto all’una del giorno dopo, i militari hanno passato al setaccio il bagagliaio della T-Roc del trentenne, evidenziando con la loro strumentazione tracce di sangue (non visibili a occhio nudo) sulla lastra che copre la ruota di scorta.
Deodorante in auto
Gli orari del trasporto del cadavere e dei successivi rilievi degli investigatori portano a ritenere che quel ridottissimo lasso di tempo sia incompatibile con un’accurata pulizia della macchina, quasi come se fosse passata in un autolavaggio. Impagnatiello ha negato nell’interrogatorio di aver lavato la T-Roc, dicendo di aver solo spruzzato "deodorante per togliere l’odore”.
L’ipotesi del complice
I carabinieri stanno cercando riscontri nelle immagini delle telecamere della zona, già decisive per aggiungere dettagli che l’uomo aveva omesso sui movimenti fatti la notte dopo l’omicidio. E poi c’è il tema del possibile complice: al momento, i carabinieri non hanno alcuna evidenza della sua esistenza, ma compiranno tutti gli approfondimenti necessari per escluderlo con certezza.