Milano, 30 agosto 2019 - L’allarme scattò poco meno di un anno fa. Diciassette mesi dopo il ritrovamento del cadavere. Fino ad allora nessun documento ufficiale, a cominciare dalla relazione annuale della Direzione nazionale per i servizi antidroga, aveva mai fatto cenno a quella morte sospetta. Fu un avviso di Allerta 3 dell’Istituto Superiore di Sanità, diramato a metà settembre 2018, a segnalare che nell’aprile 2017 a Milano un tossicodipendente di 39 anni era stato stroncato da un’overdose di Ocfentanil, oppioide sintetico due volte e mezzo più del Fentanyl (da cui deriva). Il decesso zero in Italia.
«Si vedevano dei ‘picchi’ nel grafico, un segnale che non era attribuibile ad alcuna molecola nota», ci spiegò all’epoca la professoressa Monica Orioli, direttrice del laboratorio di Tossicologia Forense dell’Università Statale, che insieme al suo team riuscì a isolarela sostanza mai censita nel nostro Paese solo dopo una lunga e caparbia indagine andata avanti per mesi, scontrandosi pure con le difficoltà legate al divieto di esportazione dall’estero del composto da individuare. Un caso del tutto simile, ancora in Lombardia, è stato poi segnalato nel settembre 2018 in un paesino di 4mila abitanti della provincia di Varese, Travedona Monate.
Vittima un cinquantacinquenne da tempo dipendente dalla droga, che sembra acquistasse esclusivamente da spacciatori della zona. Il sequestro da parte dei carabinieri di diverse bustine di plastica contenenti polveri di vario colore. E il responso degli esperti del Lass, il Laboratorio di analisi delle sostanze stupefacenti del Nucleo investigativo di Milano: in uno degli involucri c’era Furanilfentanil, sostanza derivata dal Fentanyl, che nel luglio 2017 è finita nel mirino dell’Unione europea e che dieci mesi dopo, nel maggio 2018, è stata inserita dal Ministero della Salute nell’elenco aggiornato delle sostanze stupefacenti e psicotrope illegali da detenere. Due casi preoccupanti. Con alcuni interrogativi senza risposta: da dove arrivavano quelle sostanze? I tossicodipendenti erano convinti di assumere eroina quando se le sono iniettate o erano invece consapevoli di avere a che fare con i derivati di un analgesico dagli effetti 100 volte più potenti della morfina e che sta uccidendo migliaia di persone negli Stati Uniti?
Per rispondere alla prima domanda, si può citare un’indagine dell’Antidroga dei carabinieri di Milano, che nel febbraio 2019 hanno arrestato uno spacciatore di 43 anni di Cinisello Balsamo, destinatario di un pacco proveniente dal Canada e contenente 1,276 grammi di Fentanyl, un quantitativo sufficiente per ricavare duemila dosi da rivendere.Messo alle strette dagli investigatori, il pusher ha rivelato di essersi procurato lo stupefacente on line, sfruttando l’abilità a navigare nel «dark web», la parte più oscura di Internet spesso utilizzata per scambi di armi e droga. Non solo la Rete, però. Il Fentanyl può finire in mani sbagliate anche in altri modi. Ne è un esempio il furto avvenuto a inizio 2019 nel pronto soccorso dell’ospedale di Melzo, nell’hinterland milanese: i ladri di farmaci si sono introdotti nella notte in un locale della struttura clinica non sorvegliato da telecamere e hanno rubato dalla cassaforte quattro fiale contenenti 400 microgrammi di Fentanyl medicinale.