di Anna Giorgi
MILANO
Nella carte che sottopongono alla Cassazione il “conflitto“ tra la procura di Milano e quella di Cuneo sulla competenza territoriale dell’inchiesta in cui è indagata l’influencer Chiara Ferragni, emerge che la star dei social è stata iscritta nel registro degli indagati, con l’ipotesi di truffa aggravata, non solo per la vicenda del pandoro Pink Chiristmas della Balocco, ma anche per la beneficenza legata alle uova di Pasqua della Dolci Preziosi e per la bambola a sua immagine e somiglianza in edizione limitata dell’azienda Trudi. Quello che si ipotizzava già all’inizio dell’inchiesta e cioè che le indagini si espandessero inevitabilmente a casi simili perché solo così la Guardia di Finanza poteva produrre una informativa più completa su un “sistema beneficenza“ è stato, quindi, confermato dalle carte inviate alla Suprema Corte che hanno dovuto rappresentare il quadro completo delle analogie sulle modalità con cui la Ferragni e i suoi manager stipulavano i contratti cosiddetti di “beneficenza“.
L’influencer risponde, quindi, per ora, di tre episodi e, con lei, i legali rappresentanti delle società produttrici. Il procuratore aggiunto Eugenio Fusco, che ha delegato le indagini al nucleo di polizia economico finanziaria della Finanza, giovedì scorso ha inviato al pg della Cassazione, in base all’articolo 54-bis del codice di procedura penale, l’atto con cui ha sollevato il conflitto territoriale tra uffici del pm, affinché chiarisca a chi spetta occuparsi della vicenda “apripista“, cioè quella del pandoro Balocco Pink Christmas.
La decisione della Cassazione è attesa a stretto giro, la procura milanese punta sulla “continuità“ tra le truffe, cioè stesso modello replicato, per tenersi stretto il fascicolo. Ci sarebbe anche un quarto caso sul quale è pronto un altro esposto del Codacons, quello della "capsule collection" con i biscotti Oreo per raccoglie fondi da destinare ai malati di Covid. Ma tornando ai contratti già finiti nel fascicolo d’indagine, anche quello con la Dolci Preziosi per le uova di Pasqua benefiche, stando agli inquirenti, ricalca esattamente "lo stesso schema" usato per il pandoro: nessuna correlazione fra le vendite e l’entità della donazione, come invece la comunicazione ufficiale dell’influencer avrebbe lasciato intendere. La Dolci Preziosi, in un comunicato, fa sapere "di non avere ricevuto nessuna comunicazione del coinvolgimento nella inchiesta", scrive. Il terzo caso finito sotto la lente è, poi, la vendita della "Mascotte Chiara Ferragni", prodotta da Trudi, l’azienda acquisita dalla Giochi Preziosi, con sede legale a Milano. La vendita della bambola Trudi, una Chiara Ferragni di 34 centimetri, creata dopo il matrimonio con Fedez, era associata alla campagna benefica per la lotta al cyberbullismo e l’omofobia. "Tutti i profitti della vendita andranno a Stomp out bullying, un’organizzazione no profit per combattere il cyberbullismo, un argomento molto vicino al mio cuore", aveva dichiarato Chiara Ferragni. In reltà la TBS Crew Srl, già nei giorni scorsi, aveva sottolineato che solo i ricavi delle vendite della bambola avvenuti tramite l’e-commerce "The Blonde Salad" erano stati donati a Stomp Out Bullying. Ma anche su questo Procura e fiamme gialle hanno acceso un faro. I legali della Ferragni, Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana fanno sapere: "Quando la Cassazione avrà individuato il pm territorialmente competente, chiariremo ogni aspetto delle tre vicende essendo certi della assoluta innocenza di Chiara".