
Olimpia Fuina Orioli ieri ad Assago
Assago (Milano) – A distanza di 37 anni dalla tragica morte di Luca Orioli e Maria Rosa Andreotta, noti come i “fidanzatini di Policoro“, è stata avanzata una nuova richiesta di riapertura delle indagini. Il caso, datato 23 marzo 1988, non ha mai avuto una ricostruzione definitiva, oscillando tra ipotesi di omicidio, folgorazione accidentale e inalazione di monossido di carbonio. Ieri, ad Assago, si è tenuta una conferenza stampa organizzata dalla casa editrice Piemme. Presenti all’evento l’avvocato Antonino Fiumefreddo e la madre di Luca, Olimpia Fuina Orioli, che continua a battersi per la verità. Il penalista Fiumefreddo ha formalmente richiesto alla Procura di Matera nuove indagini sulla morte dei due giovani. Con l’ausilio delle moderne tecnologie investigative, la mamma di Luca spera di poter finalmente fare chiarezza su questo “cold case“. “Nella riapertura poniamo una serie di questioni a partire da cosa ci sia dietro a una verità che resta celata da tanti anni – spiega l’avvocato Fiumefreddo –. E potremmo dirlo con le parole di Luigi De Magistris che per primo in questa vicenda ebbe coraggio di dire che si trattava di duplice omicidio”.
Luca e Maria Rosa sarebbero stati a conoscenza di segreti inconfessabili, motivo per cui sarebbero stati uccisi. “Mi sono tenuta dentro molti particolari inquietanti che ho deciso di rivelare – spiega Olimpia Fuina Orioli –. Per 37 anni ho atteso che la giustizia facesse il suo corso, ma la verità non è mai venuta a galla. Con i moderni mezzi d’indagine, il caso giudiziario può essere letto in un’unica maniera: duplice omicidio. Ho deciso di rivelare aspetti inediti quanto terribili di questo lungo e pesante calvario. Luca è stato ammazzato nel pieno della sua giovinezza. Mandanti e assassini, con la complicità delle istituzioni ai vari livelli, sono rimasti impuniti”.
“Alcuni particolari dell’inchiesta sono talmente chiari che è impossibile sostenere ancora l’ipotesi dell’incidente. Chi è depositario di segreti scomodi diventa un testimone da eliminare, anche simulando un banale incidente – aggiunge l’avvocato Fiumefreddo –. Secondo una relazione dei Carabinieri, il corpo di Luca sarebbe stato spostato e la scena allestita in modo da far sembrare che i due ragazzi stessero facendo il bagno insieme”. E ancora: “I carabinieri hanno scritto che più fonti confidenziali hanno indicato con nome e cognome una persona presumibilmente coinvolta nel delitto e un’altra come complice”. La speranza della famiglia è che questa nuova richiesta di riapertura delle indagini possa finalmente portare alla verità su uno dei misteri più oscuri della cronaca italiana.