ANDREA GIANNI
Cronaca

Caso Pazzali: cresce il pressing da Fiera Milano per le dimissioni dopo l’inchiesta sulle cyberspie e l’archivio segreto

Dopo le indafini sulla società Equalize da lui fondata, aumentano le richieste di un passo indietro dalla Fondazione, lui attende l’esito del Riesame. “Nessun dossieraggio”

L’autosospeso presidente della Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali, 60 anni

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MILANO – Cresce il pressing su Enrico Pazzali, per un passo indietro dalla Fondazione Fiera Milano dopo la decisione di autosospendersi a seguito dall’indagine sulle presunte cyber-spie della società Equalize, da lui fondata. Dimissioni che potrebbero arrivare se il Tribunale del Riesame dovesse disporre gli arresti domiciliari, accogliendo la richiesta dei pm Francesco De Tommasi e Atonello Ardituro. Pazzali, intanto, resiste e si difende.

Pressione politica e interrogazioni

Il gruppo del Pd al Senato ha presentato una nuova interrogazione alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, firmata dal presidente Boccia. Si chiede di sapere “quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di tutelare l’immagine della Fondazione Fiera di Milano ed evitare che la permanenza dell’incarico del presidente Enrico Pazzali metta a rischio una delle realtà più importanti in Italia per l’organizzazione di eventi e fiere; se non ritenga opportuno avviare con urgenza un’interlocuzione con la giunta della Regione Lombardia, il Comune di Milano e le associazioni imprenditoriali maggiormente significative presenti sul territorio regionale, nonché la camera di commercio di Milano, al fine di trovare una soluzione condivisa che consenta di tutelare a Fondazione Fiera di Milano e giungere tempestivamente alla nomina di un nuovo presidente”.

Anche il capogruppo del Pd al Pirellone Pierfrancesco Majorino definisce “incomprensibile e inaccettabile” il silenzio del presidente della Regione Attilio Fontana su Pazzali.

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Reazioni e strategie legali

Fino a qui le dichiarazioni dai banchi dell’opposizione, ma anche nel fronte del centrodestra (senza prese di posizione ufficiali) starebbe crescendo il pressing per un passo indietro di Pazzali. Il suo difensore, l’avvocato Federico Cecconi, al termine dell’udienza al Riesame aveva spiegato che “valuteremo eventuali decisioni”, senza sbilanciarsi. Lo spartiacque potrebbe essere quindi la decisione dei giudici, perché Pazzali potrebbe finire agli arresti domiciliari oppure rimanere nello status attuale di indagato a piede libero.

In una lunga memoria al Riesame, Pazzali ha respinto le accuse punto per punto e ha fornito le sue spiegazioni sulle intercettazioni e sulle dichiarazioni rese negli interrogatori dall’ex poliziotto Carmine Gallo (morto lo scorso 9 marzo) e dall’hacker Samuele Calamucci. Nessun report su politici come l’ex premier Matteo Renzi o i ministri Santanchè e Salvini, e neppure sul presidente del Senato Ignazio La Russa, suo amico di vecchia data. Pazzali, secondo la sua versione, veniva “estromesso volontariamente” da Gallo e Calamucci “dalla gestione della società e veniva tenuto all’oscuro degli accessi allo Sdi”, la banca dati in uso alle forze dell’ordine, “e di qualsivoglia eventuale ulteriore attività illecita”.

Gli interrogatori di Gallo e Calamucci sono “del tutto inattendibili”, quando Pazzali viene dipinto come dominus delle attività di cyber-spionaggio e anche quando si parla di “fantasiosi contatti” tra lui e i servizi segreti. La decisione spetta ora ai giudici, che si esprimeranno nei prossimi giorni anche sulle altre posizioni.