ANDREA GIANNI
Cronaca

Addio a Licia Pinelli, la figlia Silvia: “Ha speso metà della vita per difendere la memoria di papà”

L’addio alla vedova dell’anarchico precipitato, in circostanze mai chiarite, da una finestra della questura di Milano: “Nostro padre ci è stato strappato via, mamma ha vissuto con dignità e coraggio”

Milano, 12 novembre 2024 – “La mamma ha vissuto con dignità e coraggio, e con la stessa dignità ci ha salutate. Una donna che ha speso la metà della sua vita per difendere la memoria del marito”. Silvia Pinelli, una delle due figlie, ricorda con queste parole Licia Rognini, che si è spenta all’età di 96 anni.

“Aveva espresso il desiderio di morire nella sua casa – spiega – e noi lo abbiamo rispettato, standole vicino fino all’ultimo. Era stanca...”.

Silvia, quale ricordo resta di vostra madre?

“Chi ha avuto l’occasione di conoscerla, secondo noi, è stato una persona fortunata. È difficile trovare le parole, ma vorremmo ricordare la dignità e il coraggio, la capacità di portare avanti e trasmettere una memoria dolorosa facendo sempre in modo che i suoi sentimenti privati non fossero un intralcio nella battaglia per la verità. Un’eredità che raccogliamo noi figlie, e i suoi quattro nipoti”.

A quando risalgono i suoi ultimi incontri pubblici?

“L’ultimo è stato nel 2019, quando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è venuto a Milano in occasione dei 50 anni dalla strage di piazza Fontana. Era presente anche la vedova del commissario Luigi Calabresi, Gemma Capra, che la mamma aveva già abbracciato dieci anni prima, al Quirinale, davanti all’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano”.

Un incontro cruciale, anche per la storia delle due famiglie.

“Fu un incontro molto importante per tutti noi. La mamma ha sempre detto che le famiglie non c’entrano nulla con quello che è successo. Lei e Gemma Capra erano legate dalla stessa sofferenza”.

Eravate bambine quando è morto vostro padre. Quale ricordo conservate di lui?

“Io avevo 9 anni, mentre mia sorella Claudia ne aveva 8. Era il nostro papà, ci faceva giocare. Ci è stato strappato via, e siamo state costrette a crescere senza di lui. Lo abbiamo voluto ricordare nel documentario ‘Pino-Vita accidentale di un anarchico’, che affonda le radici in una domanda della figlia di Claudia. Come compito a scuola doveva raccontare la storia di uno dei suoi nonni, e lei voleva sapere chi era Pino da vivo. Noi abbiamo voluto concentrarci su questo aspetto, sulla quotidianità e le idee dell’uomo, piuttosto che sulla sua morte”.

Il nome di Luigi Calabresi è stato iscritto quest’anno al Famedio, il pantheon dei milanesi illustri. Sarebbe opportuna anche l’iscrizione di vostro padre?

“Non saprei. Il riconoscimento più grande per papà è il fatto che il quadro di Enrico Baj, ‘I funerali dell’anarchico Pinelli’, sia esposto in maniera permanente al Museo del Novecento, a disposizione di tutti i milanesi”.

Tra i tanti messaggi di cordoglio, c’è qualcuno che l’ha particolarmente colpita?

“Ringrazio tutte le persone che ci hanno espresso la loro vicinanza. Tra le persone che mi hanno chiamato c’è anche Michela Cescon, l’attrice che ha interpretato nostra mamma nel film ‘Romanzo di una strage’. Il suo è stato un ricordo molto personale e sentito, come quello delle tante persone che hanno avuto la fortuna di conoscere la mamma”.