DIEGO VINCENTI
Cronaca

Pasolini secondo Filippo Timi: al Parenti le “Scopate sentimentali” in ascolto del demone interiore

L’attore umbro porta sul palco della Sala Grande del Franco Parenti un racconto inedito e multidisciplinare insieme ai musicisti Rodrigo D’Erasmo e Mario Conte

Il trio inedito e carismatico con al centro Filippo Timi, sul palco del Parenti

Il trio inedito e carismatico con al centro Filippo Timi, sul palco del Parenti

Milano – Pasolini, sempre lui. Citato, frainteso, santificato. Tirato per la giacchetta ogni volta che torna utile. Dimenticato un secondo dopo, appena si profila il rischio di doverlo leggere sul serio. Che alcuni pensieri sembrano scritti ieri. A teatro è uno di quei nomi a cui si guarda con frequenza. A vari gradi di amore (e conoscenza). Ma certo incuriosisce questo “Scopate sentimentali” di Filippo Timi, da oggi a giovedì in Sala Grande del Franco Parenti. In pratica la sua seconda casa milanese.

Al di là del titolo acchiappa like, un progetto che pare cercare vie meno battute. Multidisciplinari. Trovando la propria spina dorsale nella presenza sul palco di Rodrigo D’Erasmo e Mario Conte, due fra i musicisti più amati della scena indie e della sperimentazione. Trio inedito, di carisma. Qui insieme per un mosaico pasoliniano suddiviso in quattro movimenti: Primavera, Estate, Autunno, Inferno. Una parabola. Che tuttavia nasce e si conclude intorno a quel corpo sulla spiaggia. Il cadavere lunghissimo. Di fronte a cui è impossibile chiudere gli occhi. Quattro quadri in cui le parole di Timi vanno a tracciare l’ineluttabilità di essere se stessi.

Raccontando di un uomo che aveva scelto la fedeltà al proprio daimon, al proprio spirito guida. Quella ricetta unica e personalissima, che il destino ci assegna alla nascita. Mescolando insieme talento, vocazione, carattere. L’irripetibilità dell’esistenza. PPP viene dunque ritratto come un artista in linea con il sentiero assegnatogli, in ascolto di quel demone interiore i cui segnali emergono con chiarezza dalla sua biografia. Chissà. Certo visione fascinosa. Che peraltro rimanda a un parterre di studi e di discipline. Per provare a scoprire un Pasolini "poeta divorato dalle Amazzoni, attaccato dalle Erinni, su cui si è scagliato il fulmine di Zeus", come scrive l’attore umbro. Mentre i tasselli si uniscono. L’immagine si definisce. Le parole tracciano percorsi inquieti, in stretto (strettissimo) dialogo con il violino e l’elettronica. Cercando di rimanersene distanti da retoriche o vittimismi.