La proposta in Giunta del finanziamento a Lombardia Film Commision (LFC) era stata sua, è vero. Ma l’idea di concedere un milione all’ente guidato al commercialista Alberto Di Rubba, ex revisore dei conti della Lega, aveva uno sponsor molto deciso, ha spiegato ieri al magistrato Cristina Cappellini, ex assessore regionale alla Cultura. Cappellini è stata sentita come persona informata sui fatti per circa tre ore dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco.
Come è stato poi accertato dall’indagine della Procura, quei denari non finirono investiti per film e spot in chiave lombarda, come sarebbe lo scopo di quell’ente, ma nell’acquisto di un capannone nell’hinterland milanese, che venne pagato da LFC 800 mila euro a un venditore che a sua volta l’aveva appena rilevato a metà del prezzo. Per fare che non è dato sapere, anche se ora i magistrati sospettano che tutta l’operazione sia servita a creare fondi neri in salsa leghista.
Insomma un "cadeau" al commercialista Di Rubba, già revisore contabile della Lega come il collega Andrea Manzoni e al professionista Michele Scillieri, nel cui studio ha sede la “Lega per Salvini“. La maggior parte di quei fondi, infatti, sono stati poi trasferiti su conti riconducibili ai tre professionisti, a imprenditori vicini alla Lega e 250 mila euro sono andati alla fiduciaria Fidirev.
Dopo la bufera scoppiata sul caso e sul "regalo" di un milione di euro alla fondazione, l’ex presidente leghista Roberto Maroni aveva rotto il silenzio. Per difendersi, aveva scelto Facebook rivendicando la trasparenza e la regolarità dell’operazione con cui la sua Giunta alla fine del 2015 ha rifinanziato l’ente. Sulla delibera Maroni aveva ricordato che era stata proposta dall’assessore di competenza (Cappellini, per l’appunto), aggiungendo: "Dentro ci sono ben 5 trasferimenti, risorse date a più enti di promozione culturale, come alla Scala e alla Fabbrica del Duomo".