
"Da bambino giocavo con il dizionario, le parole erano scatole a sorpresa" "I giovani passano dal deficit all’eccesso emotivo. Ma ho fiducia nell’amore".
Milano – "La cultura è ciò che resta di questo mondo". Innamorato della lingua italiana, con le sue parole brevi che appaiono versi poetici, dai modi eleganti che al contempo rimandano al mistero dei poeti maledetti, da anni è protagonista di una nobile battaglia che mette al centro la cultura italiana, proprio come Baudelaire fu travolto da un sentimento rivoluzionario nell’approccio alla poesia. È Massimiliano Finazzer Flory che, in occasione delle letture di Cesare Zavattini alla Biblioteca braidense della Pinacoteca di Brera in programma per l’8 maggio, si racconta tra ricordi del passato e progetti futuri.
Attore teatrale, regista e drammaturgo di fama nazionale e internazionale. Da quando nasce la sua passione? Sin da bambino?
"Tutto inizia, ovviamente, dai libri, da cui ero e sono circondato, associati alla figura di mio padre, Fulvio Finazzer Flory, grande ufficiale ordine al merito della Repubblica italiana. Ho, in particolare, due ricordi: mi perdevo per ore a giocare con il dizionario e vivevo le parole come scatole di sorprese. Altro ricordo: rimasi colpito dall’opera teatrale tragicomica vista in tv, ovviamente in bianco e nero, “Natale in casa Cupiello”, scritta dal drammaturgo napoletano Eduardo De Filippo, e la sua faccia ossuta che ti scruta…".
Il suo esordio come attore teatrale al Piccolo Teatro di Milano, città d’adozione. Qual è il suo luogo del cuore a Milano?
"La galleria Vittorio Emanuele, perché da lì è iniziata la mia storia, con un occhio alla statua di Leonardo e un altro al Duomo. Fui il primo a portare un palcoscenico sull’ottagonale e a ricordare che è un bene culturale e non un centro commerciale".
Un’azione culturale nella città che gli è valso numerosi riconoscimenti. In più l’assessorato alla cultura tra il 2008 e il 2011. La cultura è il futuro di questo mondo?
"La cultura è ciò che resta di questo mondo, quello che metti da parte dentro di te e doni".
Nel 2020 nell’opera cinematografica “Ali dorate – I giorni del silenzio“, 19 statue di personaggi storici prendono la parola ed esortano alla speranza la Milano deserta del lockdown. Cosa direbbero oggi ai milanesi?
"Quello che ha già detto bene e prima di me Sant’Ambrogio: “I tempi sono difficili, vivete bene e muterete i tempi”".
Nel 2023 realizza il docufilm “Altri comizi d’amore”, prendendo spunto dall’anniversario dalla nascita di Pasolini, un’indagine sui sentimenti attraverso tutte le generazioni. Le nuove generazioni oggi che emozioni provano?
"L’educazione sentimentale è saltata. Si passa dal deficit all’eccesso emotivo perché non c’è più né attesa né rispetto delle età. Ma ho fiducia nell’amore".
Progetti futuri?
"Intanto di dare sempre di più voce e volto a presìdi della nostra storia, come la Biblioteca braidense, perché solo chi legge impara a leggere. Poi fare del 4 ottobre, festa di san Francesco, l’epicentro poetico di un ritorno a vivere davvero la città da milanesi... Infine offrire un luogo di vacanza spirituale dove coltivare la bellezza come a Villa Arconati, grazie alla fondazione Augusto Rancilio".
Si è avvicinato anche alla poesia. Quale più la rappresenta?
"Sono molto colpito da Mario Luzi che chiede alla parola di essere luce, non disabitata, trasparenza. Anche se chiaramente Baudelaire mi accompagna sempre con un buon bicchiere di vino".