Parsi
Ogni anno, non sotto l’albero di Natale ma davanti alla grotta del Presepe, quale rito sospeso tra la mia irremovibile fiducia spirituale che Gesù, il Figlio, il Bambino divino (come ogni bambino è!) sia venuto al mondo per salvarlo - e ci riuscirà! - io metto una lettera di propositi personali, una serie di foto, di speranze educative, creative, sociali e una cartella di disegni di bambini/e e di ragazzini, abili e diversamente abili, che ho ricevuto e raccolto girando per scuole di ogni ordine e grado. Quest’anno l’ho fatto più degli altri anni perché oggi è come stesse succedendo qualcosa che mi ricorda gli anni ’70. Cambiamenti, riflessioni, proposte, partecipazione che sembra stiano aprendo la strada a interventi sistematici, competenti, adeguati in ragione della consapevolezza che si vanno radicando, negli studenti, alcune nuove forme di grave disagio psicofisico, infantile e giovanile. E, ancora, disturbi alimentari, dell’attenzione, del comportamento, bullismo e cyberbullismo, aggressioni fisiche e verbali anche agli insegnanti e un uso sconvolgente del mondo virtuale.
Quest’anno affidare al Presepe i bisogni della Scuola come dire che la scuola è “la grotta santa della cultura”, capace di ospitare il piacere del sapere sia spirituale che umanistico che scientifico ed attirare come una calamita ragazzi, genitori, insegnanti e tutte le forze culturali, sociali, legali, economico-lavorative, sportive, politiche del territorio. Così quello che la grotta del Presepe può suggerire alle scuole è che, nella “ Grotta-Scuola”, debbono confluire tutte le energie necessarie a tutelare i bambini. È drammatico ricordare come la nascita del Salvatore sia stata ancora accompagnata dalla Strage degli Innocenti, laddove non cessano le 56 guerre in atto. I bambini vanno preservati da violenze simili, dalla guerra, dai conflitti, dalle liti degli adulti. È questa la preghiera da fare davanti al Presepe sperando, ancora una volta, che il farlo, insieme e a tutti i livelli ci consenta, finalmente, di vivere con amore e in pace. "Peace and love!". Do you remember?