MARIA GRAZIA LEPORATI
Cronaca

"Finché saremo liberi dobbiamo vivere felici"

Presentazione della graphic novel su Roberto Camerani, deportato a Mauthausen, in occasione della Giornata della Memoria .

Il libro dedicato a chi è sopravvissuto ai terribili campi di concentramento nazisti

Il libro dedicato a chi è sopravvissuto ai terribili campi di concentramento nazisti

Il giorno 27 gennaio, in occasione della "Giornata della memoria",presso l’Istituto "Monte Grappa" di Bussero, vi è stata la presentazione della graphic novel riguardante la vita di Roberto Camerani.

Roberto Camerani, classe 1925,sfollato a Cernusco sul Naviglio durante la Seconda guerra mondiale, nel 1943 viene arrestato con altri cinque compagni perché pensano faccia parte della Resistenza. Passa tre mesi al carcere di S.Vittore. Viene,in seguito,deportato a Mauthausen. Appena arrivato nel campo deve lasciare tutti i suoi effetti personali e gli viene data una divisa con cucito un numero di matricola. Da quel giorno non avrà più un nome, ma sarà solo il numero 57555.

A Mauthausen si ciba di pane e zuppa. Scopre l’orrore del campo di concentramento fatto di torture e morte. Perde dei compagni condotti alle camere a gas. Viene poi trasferito nel campo di Ebensee ai lavori forzati in miniera. Il lavoro massacrante e il cibo scarso lo trasformano in uno scheletro privo di volontà. Si ferisce ad un piede e viene mandato in infermeria. Lì, durante la notte, i malati piangono, urlano e si disperano. Roberto si chiude in se stesso e viaggia con la fantasia. La sua mente vola all’esterno del campo, in luoghi sereni e pieni di vita. Nel 1945 i prigionieri, nel campo, aumentano sempre di più e le razioni di cibo diminuiscono ulteriormente. La mortalità aumenta e il forno crematorio non riesce più a smaltire tutti i cadaveri. Ormai anche lui è allo stremo quando gli americani giungono a Ebensee. Distribuiscono dodici zollette di zucchero ad ogni prigioniero. Sono la sua salvezza! Sono come paglia secca che riaccende un fuoco che sta per spegnersi. Lo trasferiscono in un convalescenziario lontano dal campo. Appena arrivato, due infermiere della Croce Rossa, con delicatezza, lo posano su un prato cosparso di viole profumate. La sua testa arriva a toccare l’erba, vede le viole e sente il loro profumo. Dimentica l’odore della morte del campo.

La natura gli sta dicendo che può continuare a vivere. Capisce di essere libero e scoppia in un pianto disperato di gioia. Al suo ritorno a casa, dopo la terribile esperienza del campo di concentramento, pesa solo trentacinque chili. Ma è riuscito ad uscire vivo da quell’inferno. Sua madre ha vissuto,in parallelo,con lui questo calvario. E’ l’ombra di se stessa.

Roberto Camerani ci ha lasciati nel 2005,ma la sua testimonianza continua,attraverso le parole di sua figlia che, rivolgendosi a noi ragazzi, ci ha incoraggiato a non dimenticare ciò che è stato per evitare che tali atrocità, frutto dell’odio, possano ancora accadere. La presentazione dell’opera dedicata alla vita di Roberto Camerani è stata preceduta da un video girato, in occasione del suo ritorno a Mauthausen, nel 2004,un anno prima della sua morte. E’ stato toccante vederloitornare dove ha sofferto, dall’entrata del campo alla tristemente famosa "Scala della Morte".