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Cronaca

Fine Vita, Fontana ai vescovi: "La posizione dei cattolici non è prevalente nel Paese"

La Cei ha espresso preoccupazione per le scelte compiute da alcune Regioni. Il governatore sottolinea che in questo momento c’è una sensibilità diversa. "Ma è giusto che loro difendano la propria etica come su divorzio e aborto".

Il presidente leghista della Regione Lombardia, Attilio Fontana

Il presidente leghista della Regione Lombardia, Attilio Fontana

La posizione del mondo cattolico e, in particolare, della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) sul Fine Vita non è la posizione "prevalente in questo momento nel Paese". Una sottolineatura non scontata, quella di Attilio Fontana. E che appare ancora più forte se si considera il parallelismo – individuato dallo stesso Fontana – con quanto avvenuto in passato su altri due temi sensibili: divorzio e aborto. Ieri come oggi, secondo il presidente leghista della Regione Lombardia, il sentire di un certo mondo cattolico non coincide con il sentire della società e, nella visione dello stesso presidente, non si può non tenerne conto, non si può confondere la parte con il tutto, pur nell’ovvio e dovuto rispetto delle opinioni di chiunque.

Nel dettaglio, Fontana, ieri, a margine di un evento a Palazzo Lombardia, ha risposto ai cronisti che lo hanno sollecitato sulla nota diramata mercoledì dalla CEI, nella quale si definivano "preoccupanti" le iniziative intraprese da alcune Regioni. Ovvio il riferimento alla Toscana, che ha appena approvato una legge regionale sul Fine Vita, ovvio anche il riferimento alla Lombardia che nei giorni scorsi ha dato il primo via libera al suicidio medicalmente assistito. Le parole del presidente, allora, sono state le seguenti: "Nessuno esclude che la posizione della CEI sia la posizione del mondo cattolico. È la stessa posizione che ha sempre avuto il mondo cattolico anche quando si parlava di divorzio, quando si parlava di aborto. Loro giustamente difendono una posizione etica, che è diversa dalla posizione che in questo momento è prevalente nel Paese".

Finora Fontana ne aveva fatto soprattutto una questione di diritto: "Credo ci sia un equivoco – ha dichiarato due giorni fa su queste pagine –. Un conto è il merito, e io sono convinto che su un tema così delicato ognuno sia libero di pensare quello che ritiene. Un altro conto è la situazione di fatto: ci sono ben due sentenze della Corte Costituzionale che stabiliscono il diritto del cittadino di essere ammesso a questa procedura (il suicidio medicalmente assistito ndr); la seconda, soprattutto, stabilisce in maniera precisa a quali condizioni. Se queste condizioni ci sono, il cittadino ha diritto. Che ci sia una legge nazionale o no, il principio è insuperabile". Ora ne fa anche una questione di sentiment, ammesso e non concesso che diritto e sentiment siano del tutto scindibili in una qualsiasi comunità.

In queste ore anche Forza Italia ha preso a spingere per una legge nazionale sul Fine Vita. Un impulso che si deve alle dichiarazioni di Marina Berlusconi: "Chi è afflitto da una malattia incurabile e dolorosa deve avere il diritto di porre fine alla propria esistenza con dignità, ovviamente sulla base di una decisione presa in totale libertà e consapevolezza".

Nella nota di mercoledì la CEI dichiarava quanto segue: "Esprimiamo preoccupazione per recenti iniziative regionali sul tema del Fine Vita. Ricordiamo che primo compito della comunità civile e del sistema sanitario è assistere e curare, non anticipare la morte. Anche perché procurare la morte, in forma diretta o tramite il suicidio medicalmente assistito, contrasta radicalmente con il valore della persona, con le finalità dello Stato e con la stessa professione medica. Invitiamo a non fare di questo tema una questione di schieramento, ma un’occasione per una riflessione profonda sulle basi della propria concezione del progresso e della dignità della persona umana, avviando un ampio confronto parlamentare che rappresenti il Paese e le reali necessità dei suoi cittadini, scevro da logiche di parte (...). Ribadiamo, peraltro, che la legge sulle cure palliative non ha trovato ancora completa attuazione".