ANDREA GIANNI
Cronaca

La battaglia tra Fisco e Comunità ebraica finisce 1-1: tutti scontenti

La Cassazione su uno scontro lungo 15 anni fra Comunità ebraica e Fisco: onlus sì, ma agevolazioni parziali

La comunità ebraica di Milano conta circa settemila membri

Milano - La storia affonda le radici nel 2007, quando l’Agenzia delle Entrate contestò la natura di onlus alla Comunità ebraica di Milano innescando una battaglia giudiziaria arrivata fino alla Cassazione. L’ultimo verdetto è una vittoria a metà, che scontenta tutti i contendenti. La Comunità ottiene infatti il riconoscimento "parziale" come onlus, che vede certificato il suo diritto alle agevolazioni fiscali del terzo settore per le attività sociali e socio assistenziali che svolge. Ma fallisce invece l’obiettivo di ottenere la tassazione agevolata anche per l’insegnamento della religione ebraica in favore degli studenti che professano questo credo. 

L’altro lato della medaglia è la sconfitta dell’Agenzia delle Entrate che ora deve rassegnarsi al fatto che la stessa Comunità resti iscritta nell’anagrafe nazionale delle onlus. È da "escludersi" che gli studenti di religione ebraica si trovino in una situazione di "svantaggio rilevante" connessa "alla necessità di fruire di un adeguato insegnamento della religione ebraica", afferma la Cassazione a conclusione di questa battaglia che va avanti da quasi 15 anni. La vicenda giudiziaria è nata nel 2007, quando l’Agenzia delle Entrate decise di cancellare la Comunità ebraica di Milano dall’anagrafe delle onlus, che godono di tassazione agevolata. Su ricorso della stessa Comunità, nel 2012, la Commissione tributaria provinciale di Milano le riconobbe - invece - il diritto all’esenzione dovuta alle onlus per le attività sociali e socio-sanitarie svolte, tagliando fuori dai benefici l’insegnamento della religione ebraica rivolto agli studenti desiderosi di approfondire la materia al di fuori del sistema scolastico.

Contro questa decisione, sia il Fisco che la Comunità ebraica hanno protestato portando il caso all’esame della Commissione tributaria regionale della Lombardia che, nel 2014, ha respinto entrambe i ricorsi. Nessuno si è dato per vinto e, nel 2015, i contendenti hanno depositato nuovi ricorsi in Cassazione. La Suprema Corte conferma quindi i benefici fiscali per le prestazioni sociali e socio-sanitarie ma non per quelle relative all’insegnamento della religione. I giudici hanno escluso che gli studenti di religione ebraica si trovino in quelle situazioni di "rilevante svantaggio" che giustificano agevolazioni fiscali per attività che - in base alla legge sul no profit - devono essere rivolte a "individui in condizioni oggettive di disagio per situazioni psico-fisiche particolarmente invalidanti, o per stati di devianza, degrado, grave precarietà economico familiare, emarginazione sociale".