Alessia
Potecchi*
In questa campagna elettorale si torna a parlare di Flat Tax, l’imposta ad aliquota proporzionale applicata, senza alcune eccezione, a tutti i redditi dei contribuenti. La flat tax cioè si basa su un’aliquota unica sul reddito in sostituzione delle quattro vigenti oggi. La riduzione delle tasse così congegnata non è eguale per tutti. In sostanza rinnega il principio costituzionale della progressività (paga di più chi ha di più) e lo sostituisce con quello della proporzionalità (ognuno paga una percentuale identica indipendentemente dall’entità del suo reddito). Invece di tagliare le tasse alle famiglie, sostanzialmente le riduce in modo rilevante per i redditi alti. Quindi è un sistema di tassazione incostituzionale perché il dovere di contribuire al sostentamento della spesa pubblica è metafora di un più complessivo dovere che ha alla sua base il principio della solidarietà come recita l’articolo 2 della Costituzione. Quindi con la Flat Tax i redditi bassi non hanno alcun beneficio, mentre chi ci guadagna sono i redditi alti che poi solo in minima parte reinvestiranno questi soldi in ciò che produce ulteriore ricchezza e crescita. I benefici dell’operazione, per capire, andrebbero per un terzo al 5% del totale dei contribuenti cioè a quelli con i redditi più alti. Ancora la Flat Tax è difficilmente realizzabile anche dal punto di vista delle risorse, ha dei costi enormi che farebbero aumentare ulteriormente il nostro già altissimo debito pubblico, il costo per l’aliquota del 15%, calcoli alla mano, si aggira intorno ai 50 miliardi di euro e per la proposta del 23% il costo si aggirerebbe intorno ai 20 -30 miliardi di euro ogni anno. Se non si vorrà aumentare a dismisura il debito, con il conseguente rischio di rialzo dei tassi, a fare le spese di questa situazione che va a crearsi con questo sistema fiscale saranno tutti gli altri cittadini che vedranno tagliati e ridimensionati i servizi principali per andare a compensare il minor gettito nelle casse dello Stato. E quali sono questi servizi su cui si andrà ad intervenire? E’ presto detto : scuola, sanità, università e campo sociale. Si dice con sussiego che ci sono molti Paesi che hanno adottato la Flat Tax. Non è un esempio convincente. Senza ironia, ecco un campionario dei paesi che hanno la Flat Tax: Giamaica, Estonia, Lettonia, Lituania, Russia, Ucraina, Romania, Bulgaria, Mongolia, Mauritius, Macedonia, Albania, Kazakhistan, Bielorussia, Tobago. Non figurano nella lista nè ci pensano la Germania, il Regno Unito, la Francia, gli Stati Uniti, il Giappone. La vera soluzione è quella di un fisco intelligente con la riduzione certa ed esigibile delle tasse sulle imprese, sull’innovazione, sulla formazione, sul lavoro per i giovani, sulle famiglie. Un progetto serio scaglionato nei tempi con una politica accorta di sviluppo, accompagnata da tagli agli sprechi e da una mirata politica di contrasto alla elusione e alla evasione fiscale. Un fisco che vada incontro ai redditi medio bassi. *Economista