
Pio Albergo Trivulzio
Milano, 2 novembre 2020 - Si è trattato di "una presenza simbolica" e di "una semplice manifestazione della libertà di espressione che non abbisogna di particolari autorizzazioni". Con queste motivazioni il gip di Milano Guido Salvini ha respinto la richiesta della Procura di emettere un decreto penale di condanna a 500 euro di ammenda nei confronti di una donna di 45 anni che, dopo la fine del lockdown, lo scorso maggio aveva organizzato alcuni flash mob contro l'operato della Regione Lombardia nella gestione dell'emergenza Covid e per chiedere giustizia per le vittime.
La donna, difesa dall'avvocato Ettore Masciolino, era finita indagata per aver promosso, anche tramite Facebook, manifestazioni "in luogo pubblico senza l'autorizzazione preventiva" della Questura. In particolare, il 13, il 15 e il 25 maggio la donna aveva manifestato il suo «dissenso» assieme a pochi altri. Quattro persone in tutto, si legge nel provvedimento, "il pomeriggio del 13 maggio hanno sostato dinanzi al Pio Albergo Trivulzio esponendo dei cartelli". Il pomeriggio "del 15 maggio in piazza della Scala sono state presenti per pochi minuti sette persone". E infine "il 25 maggio in piazza Città di Lombardia, dinanzi al Palazzo della Regione, hanno sostato una decina di persone» sempre con un cartello.
Il gip spiega che "la finalità dell'art.18" del Testo Unico di Pubblica Sicurezza, emanato tra l'altro in epoca fascista, deve essere quella di "prevenire e se necessario impedire che raggruppamenti di persone, in genere motivati da una comune posizione politica, provochino pericoli o disagi o turbino comunque la vita della città". Tutte cose che non si sono verificate in questi flash mob, durante i quali "nessuno ha preso nemmeno la parola" e c'erano solo "poche e distanziate persone".