Segrate (Milano) - Nell’organismo di Francesco Mazzacane è stato riscontrato un "livello altissimo" di monossido di carbonio, circa sei volte superiore la quantità tollerabile dall’uomo. L’autopsia sul cadavere del 24enne, morto il 9 novembre nella stanza dove alloggiava al Linate Residence di Novegro, frazione di Segrate, ha confermato che il decesso è dovuto all’inalazione del “gas killer“, che si è sprigionato in grandi quantità probabilmente a causa di un guasto all’impianto di riscaldamento della struttura. E, dato il livello di monossido riscontrato, appare quasi un "miracolo" il fatto che il suo compagno, il 21enne Pietro Caputo, sia sopravvissuto.
Il giovane, che dormiva nella stessa stanza numero 68, lunedì scorso si è risvegliato dal coma, dopo aver lottato fra la vita e la morte all’ospedale Fatebenefratelli di Milano. Ieri è stato celebrato a Torre del Greco il funerale di Francesco Mazzacane che, originario della città alle porte di Napoli, si era da poco trasferito in Lombardia, dopo aver trovato lavoro all’Esselunga di via Washington a Milano. Una tragedia che ha colpito anche il fratello minore, legatissimo a Francesco, oltre agli amici che ieri si sono radunati per l’ultimo saluto. Il compagno, Pietro, lo aveva raggiunto, forse con l’obiettivo di trovare anche lui un impiego e stabilirsi al Nord.
Ora sono in corso le indagini, coordinate dal pm Luigi Luzi, per stabilire le cause dell’incidente, a partire dall’esame della caldaia e dell’impianto di riscaldamento. È indagato per il reato di omicidio colposo e lesioni personali colpose gravissime un 49enne, legale rappresentante del residence. Le operazioni peritali verranno seguite anche dai consulenti dello Studio3A-Valore Spa, società specializzata nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui si sono affidati per essere assistiti i familiari di Mazzacane e di Caputo.
I due giovani, tra l’altro, come ha specificato la madre della vittima nella denuncia sporta il 10 novembre alla stazione dei carabinieri di Segrate, si erano già sentiti male, accusando mancamenti, emicranie e vomito, nei due giorni precedenti, tanto da chiamare il 118. Il 7 novembre Mazzacane era stato trasportato in ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale San Raffaele di Milano, visitato e dimesso con la prescrizione di un farmaco. Il giorno successivo, l’8 novembre, entrambi erano stati accompagnati al Policlinico di San Donato Milanese dove, dopo essere rimasti per alcune ore in osservazione, i medici avevano diagnosticato un’intossicazione alimentare rimandandoli a casa.
Una serie di segnali, quindi, che non sono stati colti. I due giovani sarebbero rimasti esposti per giorni al monossido di carbonio, che ha continuato a sprigionarsi in quantità sempre maggiori fino a provocare la tragedia. Dai primi accertamenti è emerso che la caldaia era stata controllata da poco, senza rilevare particolari anomalie. Anche su questi aspetti si concentra quindi l’indagine della Procura di Milano.