
Franco Anelli. A destra, i pensieri degli studenti della Cattolica in ricordo del rettore scomparso
Milano, 24 maggio 2024 – “Faceva sembrare semplice qualunque cosa”, così una studentessa dell'Università Cattolica di Milano ricorda con stima il rettore Franco Anelli dopo la sua morte avvenuta nella serata di giovedì 23 maggio a Milano.

Da studente a rettore
Nato a Piacenza il 26 giugno del 1963, giurista e avvocato, ha ricoperto la carica di rettore dell'università dal primo gennaio 2013. Diplomato al liceo scientifico “Lorenzo Respighi” e laureato in Giurisprudenza all’università Cattolica, dove ha poi ottenuto un dottorato in Diritto commerciale e dove ha poi trascorso il resto della sua carriera accademica. Da studente a rettore, una scalata che non può passare inosservata: è alla Cattolica che Anelli ha concentrato la sua intera vita.
L’omaggio degli studenti
Oggi, i suoi studenti lo ricordano con affetto: “Era tostissimo, ma bravissimo. A lezione ridevi, all’esame tanti piangevano. Ma era una spanna sopra gli altri". Insegnava Istituzioni di Diritto privato e le sue lezioni, come raccontato dai suoi alunni, erano colme di esempi tanto da farli appassionare alla materia, che non vedevano come “mera accumulazione di nozioni a memoria, bensì materia viva, quotidiana e attuale”, si esprimono su Instagram. “È il primo professore che mi ha fatto amare il diritto”, sottolinea sui social una studentessa. Riecheggiano le parole che ne tessono le lodi, su quanto fosse “bravo davvero e buono soprattutto”, oltre che “una grandissima persona: con tutto quello che ha fatto nella vita, anche rettore”, scrivono nella chat della facoltà.
“Era coinvolgente”
Nessuno degli iscritti era a conoscenza della sua vita privata ma questo non è mai importato a nessuno: lo ammiravano per la figura imponente, ambiziosa e attenta. Oggi, non solo i suoi cari ne piangono il ricordo, ma anche coloro che hanno frequentato le sue lezioni, la cui aula ha sempre visto le sedie occupate da persone fiere di partecipare al suo corso. Lo studio è un connubio di piacere e fatica, ma quest’ultima non era sentita dei suoi “ragazzi” che, dovendo studiare il Manuale di Diritto Privato di Andrea Torrente e Piero Schlesinger, da lui curato, di 1.504 pagine, sceglievano ogni giorno di farlo con trasporto ed emozione. “Sicuro quello che traspariva di lui è che era intelligente e appassionato alla materia. La spiegava bene. Di qualsiasi argomento parlasse, riportava esempi della vita quotidiana. Era coinvolgente”.