GIULIANO MOLOSSI
Cronaca

Seconda pelle per pc e tablet: Franco Luini e il logo Tucano

Da 30 anni compagno della vita urbana

Il manager Franco Luini nella sede della società Tucano a pochi passi dal Castello Sforzesco di Milano

Milano, 27 febbraio 2018 - Lo chiamano il sarto del digitale. Da trent’anni «veste» cellulari, smartphone, tablet, pc. Zaini, borse, custodie, cover: centinaia di modelli dai colori e materiali diversi alla ricerca ogni anno della soluzione più originale per sorprendere la concorrenza e per conquistare nuove fette di mercato. Franco Luini, 68 anni (che non dimostra), milanese, dalla finestra del suo ufficio potrebbe quasi arrivare a sfiorare il Castello Sforzesco, tanto è vicino. Qui ha sede la Tucano (dal nome del buffo uccello dal grosso becco arancione che Luini aveva visto in una voliera in Brasile) da lui fondata nel lontano 1985, quando la gente usava ancora il telefono solo per telefonare. Si comincia col rivestire i pesanti e ingombranti personal computer, grandi come un televisore, confidando in una rivoluzione, quella digitale, che arriva presto e che lancia in orbita la piccola azienda. Oggi Tucano fattura oltre 20 milioni di euro, metà in Italia e metà nel resto d’Europa.

Perché vestire apparecchi che potrebbero benissimo restare nudi?

«Sono così preziosi che c’è il desiderio di proteggerli».

Solo per questo? Non è che la gente li voglia anche personalizzare o abbellire?

«Indubbiamente, il pubblico vuole prodotti funzionali ma anche esteticamente piacevoli, belli da vedere»

Cos’è l’innovazione per voi? Ricerca nel design, ricerca di nuovi tessuti o materiali, o entrambe le cose?

«Tutte e due senz’altro. La nostra produzione è in Cina, dove abbiamo una struttura che fa ricerca sui nuovi materiali, mentre sul design lavoriamo qui in Italia. Abbiamo una società a Milano che si occupa della distribuzione dei prodotti in Italia e in Europa e Medio Oriente. Poi abbiamo una società negli Stati Uniti che è una società puramente commerciale che sviluppa però un fatturato inferiore. Infine anche una società in Cina, che si occupa della distribuzione in Asia».

La vostra clientela è fatta soprattutto di giovani…

«Non direi, anzi è molto eterogenea, diciamo che va dai 15 ai 65 anni. Abbiamo una gamma di prodotti molto vasta».

In quali siete più forti rispetto alla concorrenza?

«Sicuramente su borse e zaini, realizzati con materiali innovativi e studiati appositamente per contenere non un solo computer ma tutti i device, dallo smartphone al tablet, con scomparti e protezioni. Ormai si vedono in giro molti manager che alla borsa tradizionale hanno sostituito lo zainetto. Poi abbiamo un prodotto che abbiamo lanciato per primi e che va molto bene ed è una custodia di neoprene, second skin, per i computer»

Il prodotto che vi ha dato più soddisfazioni?

«Una linea di borse che abbiamo chiamato Work out che poi è stata molto copiata».

Utilizzate i social per promuovere la vostra attività?

«Sì, ma anziché puntare semplicemente sul prodotto credo che sia preferibile trovare qualche idea originale per catturare l’attenzione del pubblico».

Digital e social hanno cambiato la nostra vita, le nostre abitudini. Siamo sempre connessi, anche quando attraversa la strada la gente ha gli occhi sul cellulare. Cosa ne pensa?

«È una situazione molto grave e preoccupante. Credo che non sia facile tornare indietro però un riequilibrio è indispensabile».

Milano cosa rappresenta per lei?

«Milano oggi è una città molto vivace, da Expo in poi ha fatto un bel salto in avanti. Milano è capitale del design, dello stile, per una azienda come la nostra è fondamentale essere qui e non altrove».

Ci sarete quest’anno alla design week?

«Sì, abbiamo fatto una linea di prodotti in collaborazione con Mendini, un bravissimo designer di fama internazionale».