Milano – "Condoglianze ai genitori, ai parenti, agli amici di Ramy. Chiediamo ad Allah che accetti il nostro sforzo. Quello che è accaduto a Ramy deve essere un punto di partenza per migliorare la nostra vita, la nostra presenza musulmana in Italia". Comincia così il discorso di Mahmoud Asfa, presidente della Casa della Cultura islamica di via Padova, che ha preso la parola ai funerali di Ramy Elgaml, al cimitero di Bruzzano. Il ragazzo, nato al Cairo, a Milano da 11 anni con la famiglia, è morto all'alba di domenica 24 novembre dopo lo schianto del TMax sul quale viaggiava come passeggero durante un inseguimento dei carabinieri partito da via Farini - per non aver rispettato l'alt - e concluso tragicamente tra via Ripamonti e via Quaranta. Ramy avrebbe compiuto 20 anni il prossimo 17 dicembre.
In lacrime il padre, che saluta la bara agitando entrambe le mani; la madre, che grida il suo nome, straziata, sorretta da altre donne; il fratello maggiore. Gli amici, a turno, uno dopo l'altro, lanciano mucchietti di terra sulla bara prima che l'escavatore la ricopra completamente. "Di questo Paese - parole di Asfa Mahmoud - dobbiamo essere rispettosi".
Nello stesso tempo ha chiesto alle istituzioni "di dare opportunità anche ai nostri giovani, che sono figli di questa società. Chiediamo più attenzione, affinché anche loro possano costruirsi una vita migliore. Una società senza giovani non ha futuro. Quindi la morte di Ramy sia un punto di partenza per cambiare. Devono avere gli stessi diritti dei loro coetanei, sono italiani a tutti gli effetti".
Dopo la morte di Ramy, il quartiere Corvetto dove lui abitava è stato teatro di proteste. Incendiati cassonetti dell'immondizia, assaltato un filobus, sui cui vetri è comparsa la scritta "Verità per Ramy". "Siamo in un paese democratico - ha proseguito -, dobbiamo stare tranquilli, non creare provocazioni né atti di violenza. Noi abbiamo fiducia nella giustizia italiana. Se Ramy ha ragione, ce l'avrà. Lasciamo spazio alle indagini per scoprire la verità".