Milano, 12 aprile 2018 - E' partito il conto alla rovescia per il Salone del Mobile e il Fuorisalone 2018. In questa occaione, Francesca Nini porta il suo nuovo progetto artistico Win‘e’land. L’artista espone in via Santa Marta 14 un’installazione composta da 11 opere che raffigurano diverse bottiglie di Champagne, un viaggio al confine tra pop art e underground.
Dietro al titolo, un mix di parole e significati: win, vincere le paure e lasciarsi andare; win‘e’, vino, per celebrare; land, perché è un viaggio di scoperta. Non più le figure umane con i loro sentimenti che da sempre caratterizzano le opere di Nini, bensì bottiglie di Champagne. Perché lo Champagne? “Perché è indicativo di un prodotto mercificato, prima di élite, ora di tutti – ha spiegato Nini. – In realtà non è per tutti, perché complesso e affascinante tanto che ti demotiva dal degustarlo ma ti porta a buttarti avidamente in una bevuta liberatoria”.
Il meglio e il peggio del bevitore, pensieri espressi dalla vandalizzazione dell’opera, termine coniato dall’artista per definire la tecnica che utilizza e che da sempre la contraddistingue: vandalizzare significa creare contrasto, una divisione di sentimento, di piacere ma soprattutto fa emergere la natura profonda dell’oggetto dipinto. La bottiglia vandalizzata, rappresenta quindi il sorseggio libero e quello che produce, gli assaggi affascinanti, inaspettati, rotondi e spigolosi. Win‘e’land mostra anche l’altra faccia della festa: il retro dei quadri, uno sfondo scuro su cui spiccano per contrasto in rosso le frasi più espressive per Nini prese dal romanzo di Lewis Carroll Alice in Wonderland, a rappresentare il superamento della censura morale verso l’immaginazione, perché “l’immaginazione che scavalca i confini è vincente”. Non mancano quindi i riferimenti letterari, elementi ricorrenti all’interno dell’opera dell’artista, anche con Victor Hugo, ispirazione underground per un sottoterra che è scenario di peccati e redenzione, dove “il buio ingoia ma è anche salvezza”. Underground, movimento e tendenze del sottosuolo, un luogo proprio della società dei consumi che va ad esplorare la mercificazione sfacciatamente di superficie.
È “un’esperienza dove non ci si nasconde e non si ha paura, fatta di diversità, dove c’è il coraggio di far vedere il brutto, di guardarsi violento e dominarsi”. Win‘e’land non è solo una serie di quadri, ma nasce come un’installazione multisensoriale: i visitatori vengono introdotti in uno spazio di colori, forme e suoni, delimitato dalla verticalità degli stessi quadri, tenuti insieme da un fil rouge consistente di corde rosse che legano l’installazione creando pareti affollate. È inoltre un’esperienza uditiva, grazie al Sound Design di Stefano Pasini che conferisce al visitatore la sensazione di trovarsi in uno spazio intimo, davanti al proprio mondo interiore. La libertà di lettura dell’opera pone al centro il visitatore: senza alcun vincolo cronologico, non c’è un ordine specifico per vivere l’esperienza dell’installazione. Win‘e’land, come la maggior parte dei lavori di Nini, mostra in modo spiccato il suo voler essere popolare, comprensibile per tutti, diviene arte del popolo, una potenziale produzione in serie tipica della pop art.