Milano, 23 agosto 2021 - Loro comprano, gli altri pagano. A fare shopping conto terzi ad insaputa di questi ultimi sono i ladri 4.0, che soprattutto tramite sistemi informatici rubano l’identità altrui per ottenere mutui, finanziamenti e prestiti online per comperare specialimente elettrodomestici, auto e moto, computer e smartphone, ma anche mobili. In provincia di Lecco solo nell’ultimo anno della pandemia e del boom degli acquisti in rete le frodi creditizie sono state 69, meno delle 90 di quello prima ma più che in passato. Significa che mediamente ogni 5 giorni un lecchese si sveglia con un nuovo debito sulla spalle e soprattutto sul conto corrente senza nemmeno esserne consapevole. In tutta Italia i casi sono stati invece 21.800, per un danno stimato che sfiora i 125 milioni di euro, mentre in Lombardia sono stati 2.851, in netto aumento, nonostante la diminuzione complessiva delle richieste di prestiti. A Milano sono stati denunciati 986 casi, 324 a Brescia, 298 a Bergamo, 256 a Varese, 255 a Monza e Brianza, 213 a Pavia, 170 a Como, 105 a Mantova, 84 a Cremona, 67 a Lodi e 24 a Sondrio.
A elaborare i dati sono stati gli esperti di Crif, società specializzata in sistemi di informazioni creditizie. Solitamente le vittime delle frodi creditizie si ritrovano a dover pagare prestiti inferiori ai 3mila euro perché i rapinatori del web mirano a tanti colpi di importo non elevato in modo che i malcapitati di turno se ne accorgano tardi o non se ne accorgano proprio perché le rate accollate sono spesso basse: solo il 36% dei defraudati scoprono il raggiro entro sei mesi, gli altri anche dopo 5 anni. Solitamente per ottenere soldi con le generalità di altri vengono usate carte di identità false o contraffate ma con dati veri. Sono presi di mira soprattutto uomini tra i 41 e i 50 d’età, sebbene gli over 60 siano cresciuti del 10%. "Il fenomeno delle frodi creditizie perpetrate attraverso un furto di identità è un fenomeno in continua evoluzione, i criminali di diverse organizzazioni si avvalgono di tecniche sempre più sofisticate - spiega Beatrice Rubini di Crif -. Nemmeno il lockdown e la conseguente contrazione delle erogazioni di prestiti hanno bloccato tali frodi, spesso facilitate da comportamenti a rischio delle vittime che divulgano con disinvoltura sul web e sui social dati anagrafici e identificativi o informazioni personali".