
I movimenti della banda
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Milano - A colpo fatto, uno dei ladri si piazzava su una sedia al centro della piazza per dare l’allarme in caso di visite indesiderate. Nel frattempo, i complici stavano già scaricando la merce rubata dal furgone, col ricettatore in attesa con i soldi in mano. Quel tratto di via Bolla, all’ombra dei casermoni popolari Aler ammorbati da un tasso altissimo di occupazioni abusive e da un altrettanto elevato livello di degrado e criminalità, era terra della famiglia Husejnovic. Complicatissimo organizzare servizi di pedinamento, troppo alto il rischio di essere scoperti e di mandare a monte l’operazione. Così i carabinieri della Tenenza di Paderno Dugnano e del Nucleo operativo della Compagnia di Sesto San Giovanni, guidati rispettivamente dal capitano Salvatore Marletta e dal maggiore Saverio Sica, hanno dovuto ripiegare sull’osservazione da remoto, installando una serie di telecamere che a distanza hanno monitorato per mesi i movimenti della banda. Le immagini hanno dato ampi riscontri sul modus operandi del gruppo criminale, che seguiva uno schema fisso e quasi sempre efficace. All’alba di ieri, i militari hanno tirato la rete: in 11 sono stati bloccati in esecuzione del provvedimento di fermo emesso dalla pm della Procura di Monza Manuela Massenz. In cella sono finiti cinque membri della famiglia Husejnovic (Hakija, Roberto, Remzo, Enver e Jovica), Giuliano Ibrahimovic, Roberto e Romano Sulejmanovic e Alessandro e Vittorio Baric (o Bajric); senza dimenticare un’altra figura-chiave, il ricettatore nativo di Acerra Eduardo Bellezza, che nascondeva la refurtiva da rivendere in due box di via Silla e che aveva un volo prenotato per le Canarie con partenza il 28 maggio. Il presunto capo era un sessantenne che viveva in un Fiat Ducato parcheggiato in uno slargo di via Bolla 30, "custode" dell’area. L’inchiesta è partita da un raid in una ditta di Paderno, denunciato il 7 gennaio: bottino da circa 400 chili di rame. Ai carabinieri, il titolare ha riferito un particolare che lo aveva insospettito e che poi si è rivelato decisivo: qualche ora prima, due uomini si erano presentati a bordo di un Renault Trafic di colore giallo e avevano chiesto informazioni sulla vendita di bancali. Da quella traccia, gli investigatori sono risaliti agli abituali utilizzatori del mezzo (Hakjia e Roberto Husejnovic) e al luogo dove veniva posteggiato: via Bolla. Così i militari hanno capito che quello era il piano seguito ogni volta dai ladri: due andavano in avanscoperta e, fingendosi interessati a comprare qualcosa, davano un’occhiata alle aziende da prendere di mira; poi entravano in azione gli "operativi", che partivano in sette-otto su auto e furgoni. I blitz erano fulminei. Prendiamo quello dell’11 marzo 2021 a Paderno: quella sera, in cinque sono saliti a bordo del Ducato alle 18.58, e solo 21 minuti più tardi, alle 19.19, sono stati ripresi dall’occhio elettronico a guardia di un’azienda specializzata in lavori elettrici; dopo aver rubato macchinari, utensili e un Citroen Jumpy, sono rientrati alla base alle 19.31. Poco più di mezz’ora per un colpo da 23mila euro. Non basta: alle 19.54 è arrivato Bellezza, che ha caricato la merce sul suo Citroen Berlingo e ha pagato il dovuto. Il gruppo degli Husejnovic agiva con una regolarità impressionante: basti dire che tra il 7 gennaio e il primo maggio (data dell’ultima irruzione accertata a Varedo) i ladri sono entrati in azione per più di 30 volte in poco meno di quattro mesi.
"Non vi sono dubbi – ha chiarito la pm Massenz nel fermo – che tutti gli indagati che si sono resi responsabili di reiterati furti, tutti consumati in un breve arco di tempo con modalità analoghe e con divisione di compiti, debbano rispondere anche del delitto di associazione a delinquere". Del resto, "la pur elementare struttura organizzativa" ha permesso a ciascun membro di "poter contare sulla partecipazione degli altri, sui veicoli utilizzati per gli spostamenti e per entrare (spesso con la tecnica dello sfondamento di cancelli o porte d’ingresso) all’interno delle aziende da razziare, in alcuni casi anche sulla previa individuazione degli obiettivi da colpire, effettuata mediante sopralluoghi dai due sodali addetti a perlustrare la zona utilizzando un furgone". E ancora: gli accertamenti investigativi hanno dimostrato i contatti continui "con alcuni ricettatori prontamente disponibili a prelevare i beni rubati, nonché, infine, su un luogo fisico (il piazzale di via Bolla 30) ove incontrarsi, organizzare e partire per le diverse spedizioni, rientrare dopo i furti e lasciare parcheggiati i veicoli utilizzati e la merce rubata". Parte della refurtiva non ha ancora un padrone; e quindi gli investigatori invitano i derubati finora rimasti ignoti a farsi avanti, ricordando quanto sia importante sporgere denuncia con tempestività per avere una chance di recuperare il maltolto.