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Furto al Castello Sforzesco: "Sicurezza zero"

Chiesta l’archiviazione delle indagini sulla sparizione, 7 anni fa, di tre tele del ’400. Ma il pm accusa l’assenza di controlli nel museo

Il Castello Sforzesco di Milano

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Milano - Quadri mai più ritrovati, ladri neppure. Unica certezza: sicurezza zero. Le indagini sul clamoroso furto al Castello Sforzesco di tre opere della fine del Quattrocento scoperto sette anni fa, nell’agosto 2014, non hanno portato a identificare con certezza l’autore del colpo, ma in compenso hanno fatto emergere "numerose e gravi lacune" nelle misure di sicurezza e controllo della Pinacoteca.

Lo scrive il pm Luigi Luzi nella richiesta di archiviazione dell’inchiesta firmata nelle scorse settimane, dopo questi sette lunghi anni, in cui sottolinea che le sale erano sprovviste di allarme durante gli orari di apertura e che alcune delle telecamere di sorveglianza non funzionavano. O se funzionavano, consegnavano immagini di scarsa qualità. Ad accorgersi che dalla sala ducale erano spariti i tre piccoli quadri lignei di dimensioni 25cm x 25cm di proprietà del Comune - erano in realtà pannelli decorativi per i soffitti delle dimore patrizie lombarde - era stato un addetto alla sicurezza. Le indagini, che collocano il furto tra il 21 e il 22 agosto 2014, avevano portato a iscrivere nel registro degli indagati un custode delle sale. L’uomo, su cui c’erano alcuni sospetti, venne anche perquisito, ma alla fine non è stata raccolta alcuna prova che dimostrasse la sua responsabilità.

Il magistrato elenca però le lacune nella sicurezza emerse dell’inchiesta: si va dalla mancanza di qualsivoglia allarme negli orari di apertura (i sensori venivano attivati solo alla chiusura), alle telecamere guaste oppure mal funzionanti (le immagini delle riprese analizzate dagli investigatori erano scure o sgranate). Inoltre, sostiene la Procura, non esistevano gli elenchi delle opere, cosicché la loro presenza o meno veniva accertata solo sulla base dell’esperienza e della memoria visiva di coloro che erano addetti alla sorveglianza. In più, dalle verifiche, risultava assente qualsiasi controllo sia sui visitatori, liberi di portare all’interno del museo trolley ed effetti personali poiché privo del guardaroba, sia sugli addetti alle pulizie che alcune volte capitava venissero lasciati soli a svolgere le loro mansioni.