Milano, 9 gennaio 2025 – “Esiste un principio fondamentale ed è quello della proporzionalità delle azioni che devono essere messe in campo per ottenere un determinato risultato: se il tema è fermare una persona che sta scappando, non posso metterla in una condizione di pericolo. Questo è un elementare principio di civiltà giuridica”. Franco Gabrielli, ex capo della Polizia e oggi consulente per la sicurezza del Comune di Milano, inquadra così la questione della morte di Ramy Elgaml, dopo che un video inedito, con le immagini della Dashcam della gazzella dei carabinieri, ha mostrato i tentativi dei militari di colpire il motorino condotto dall’amico della vittima, Fares Bouzidi.
Gabrielli è stato intervistato a 24 Mattino su Radio 24. “È sempre facile fare il professore del giorno dopo, bisogna trovarsi in determinate situazioni ma è ovvio che quella non è la modalità corretta con cui si conduce un inseguimento perché c’è pur sempre una targa, un veicolo. Esiste un principio fondamentale ed è quello della proporzionalità: io posso addirittura utilizzare un’arma se è in pericolo una vita, ma se il tema è fermare una persona che sta scappando, non posso metterla in una condizione di pericolo".
Per quanto riguarda le reazioni al video, “noto come al solito le curve da stadio, da un lato abbiamo una eccessiva criminalizzazione degli operatori delle forze dell'ordine. Vorrei ricordare che queste immagini sono state fornite dall'Arma e quindi a dimostrazione secondo me del fatto che i cittadini devono essere consapevoli che le nostre forze di polizia sono fondamentalmente delle forze di polizia sane. Poi se ci sono dei comportamenti errati, se ci sono comportamenti che in qualche modo devono essere non solo stigmatizzati ma anche laddove integrano fattispecie di reati perseguibili, questo è un altro discorso”.
Gabrielli è poi tornato sui disordini scoppiati al Corvetto dopo la morte del 19enne e, in generale sul “problema sicurezza legato all’immigrazione a Milano”. “È un problema che c’è e credo che bisogna finirla con atteggiamenti buonisti per un verso e cattivisti per l'altro. Io denuncio da molto tempo come in questo Paese non si sia mai affrontato seriamente il tema dell'integrazione. Le vicende di piazza Corvetto, dal mio punto di vista sono solo acqua fresca rispetto a situazioni che noi saremo costretti a vivere in futuro se non si metterà mano a politiche serie e strutturate di integrazione. C'è questo dato dell'immigrazione clandestina che è un elemento e che secondo me va posto in evidenza. Ma qui il problema non è solo l'immigrazione clandestina, qui è anche il problema di persone che vengono nel nostro Paese e che hanno titolo a starci, perché sono regolarmente soggiornanti ma vivono una condizione di marginalità e di esclusione che poi li spinge verso una deriva che è una deriva d’illegalità, di antagonismo nei confronti della nostra società. Questo riguarda, non solo le grandi città, ma l'intero territorio nazionale”.
E ancora, rispetto alla linea seguita dal Governo e dal ministro Piantedosi: “Non condivido molte delle scelte che hanno un'impronta eccessivamente sicuritaria come questa proliferazione dei reati e d’inasprimento delle pene, peraltro di un sistema nel quale ormai siamo al collasso. Noi abbiamo oltre 61mila detenuti per 50mila posti, 90 ila persone che sono in pena alternativa ed altre 90 mila persone che hanno la pena sospesa, e quindi che dobbiamo inasprire di più? Da questo punto di vista, non mi sento proprio in grande sintonia. Per il resto è ovvio è un professionista, conosce il mestiere e credo che sia meglio di tanti altri”. A Milano servono più uomini delle forze dell’ordine? “Serve un maggiore coordinamento, noi siamo un paese che ha un numero importante di forze dell’Ordine, la legge 121 del 1981 che regola l’amministrazione della Pubblica sicurezza nel nostro paese è una legge non sempre attuabile nella sua completezza”.