La progressione di introiti è notevole. Se nel 2017 il Comune incassava 30 milioni di euro all’anno dagli affitti dei locali in Galleria Vittorio Emanuele II, alla fine di quest’anno incasserà quasi 80 milioni di euro. Merito della valorizzazione degli spazi nel Salotto dei milanesi avviata durante le Giunte Moratti e Pisapia e continuata nel corso delle due amministrazioni guidate dal sindaco Giuseppe Sala, dal 2021 in poi sotto la regia dell’assessore al Demanio Emmanuel Conte.
L’ultimo tassello dell’operazione Galleria è avvenuto nelle ultime ore, quando il Comune ha aggiudicato in concessione circa 3 mila metri quadrati di spazi ad oggi inutilizzati nel complesso della Galleria Vittorio Emanuele II per complessivi 2,6 milioni di euro di canoni annui. Le aggiudicazioni, avvenute giovedì sera al termine della seduta pubblica della commissione di gara e della procedura dell’incanto, sono l’esito di un bando suddiviso in diversi lotti e aperto a giugno dal Demanio per la valorizzazione degli spazi vuoti ai piani superiori del complesso monumentale.
La società Duomo 21 si è aggiudicata 607 metri quadrati, affacciati su Piazza Duomo, al secondo piano del corpo di fabbrica compreso fra l’asse principale della Galleria e via Pellico, dopo un’asta all’incanto con otto rilanci, per un canone annuo di 575 mila euro. Lo stesso concessionario ha presentato il rilancio più alto per 643 metri quadri al terzo piano dell’edificio: il canone sarà di 715 mila euro all’anno per 18 anni. Tutti gli spazi, finora vuoti, saranno riqualificati a spese della società. Nell’ambito della stessa procedura pubblica, sono stati aggiudicati 664 metri quadrati al primo piano del complesso di via Pellico 1 alla società MI-Room, per un canone di 575 mila euro, mentre il marchio di alta gioielleria Damiani risulta aggiudicatario di tre spazi, per canoni pari a circa 800 mila euro.
L’ultimo bando è solo un ultimo e piccolo tassello della strategia comunale per far moltiplicare gli incassi dai canoni di locazione in Galleria. Ma ecco la progressione registrata negli ultimi sei anni: 2017: 30 milioni di euro; 2018: 32 milioni; 2019: 45,5 milioni; 2020: 43,4 milioni; 2021: 53 milioni; 2022: 61,5 milioni; 2023: 67,5 milioni. Ed ecco anche le aste all’incanto che hanno “arricchito“ le casse di Palazzo Marino. Vediamo nel dettaglio, in maniera un po’ schematica.
Armani: novembre 2019, negozio ex Tim (302 mq): gara a tre (Armani, Prada e Tod’s), 24 rilanci su una base d’asta di 670mila euro, aggiudicato per 1,9 milioni di euro all’anno: 6.291 euro al mq.
Fendi: febbraio 2020, negozio ex Armani (326 mq): gara fra sei marchi, 28 rilanci su una base d’asta di 872mila euro, aggiudicato per 2,45 milioni di euro all’anno: 7.515 euro al mq.
E ancora, Dior: febbraio 2020, negozio ex Versace (324 mq): gara fra sei marchi, 38 rilanci su una base d’asta di 950mila euro, aggiudicato per 5 milioni e 50mila euro all’anno: 15.586 euro al mq. Santoni: luglio 2020, negozio ex Nara Camicie (60 mq): gara a tre, cinque rilanci su base d’asta di 289mila euro, aggiudicato per 589mila euro all’anno: 9.816 euro al mq.
Loro Piana: novembre 2022, negozio ex Tod’s (188 mq): gara fra sei marchi, 31 rilanci su una base d’asta di 545mila euro, aggiudicato per 2,3 milioni all’anno: 12.234 euro al mq.
Infine, Tiffany: maggio 2024, negozio ex Swarovski (174 mq): gara dieci marchi, 27 rilanci su una base d’asta di 506mila euro, aggiudicato per 3,6 milioni di euro all’anno: 20.689 euro a mq.