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Milano, la nuova Galleria frutta 28 milioni di euro

Proprio in questi giorni il Comune ha aggiudicato in via definitiva quattro spazi per un totale di 3.366 metri quadrati, di cui due con affaccio sul Salotto di MASSIMILIANO MINGOIA e NICOLA PALMA

Galleria Vittorio Emanuele (Newpress)

Milano, 2 febbraio 2016 - La galleria continua a cambiare. Proprio in questi giorni il Comune ha aggiudicato in via definitiva quattro spazi per un totale di 3.366 metri quadrati, di cui due con affaccio sul Salotto. Entreranno, come già annunciato nelle scorse settimane, Hugo Boss al posto del Bar Sì (956 metri quadrati a 3,401 milioni di euro l’anno nonostante penda ancora un ricorso in Consiglio di Stato), Felix-Carlo Cracco al posto di Mercedes (1.118 metri quadrati a 1,090 milioni), Del.Com. srl per il Bar Cherì in via Pellico 6 (310 metri quadrati a 280mila euro) e Di.S.Ma. sas al quarto piano di piazza Duomo 19 (982 metri quadrati a 421 mila euro). Altri nuovi inquilini all’Ottagono.

Sì, perché negli ultimi anni la mappa delle insegne (la trovate qui sotto aggiornata) è stata rivoluzionata dall’ingresso di alcune grandi griffe. Ingresso favorito soprattutto dalla delibera della Giunta Pisapia che nel 2012 ha modificato la gestione delle concessioni in Galleria Vittorio Emanuele, con sviluppo in verticale e possibilità di subentro anticipato nei contratti di locazione in essere a patto di impegnarsi a corrispondere a Palazzo Marino il doppio del canone pagato dal predecessore fino alla scadenza naturale dell’accordo. Così sono entrati Versace al posto di Bernasconi (buonuscita record da 15 milioni), Armani al posto di Zadi e Chanel al posto di Viganò. E sempre così Prada è riuscita ad accaparrarsi due vetrine della vicina Feltrinelli.

«Il meccanismo sta funzionando bene – riflette l’assessore al Demanio Daniela Benelli –. Sicuramente lasceremo a chi arriverà una Galleria migliore rispetto a come l’abbiamo trovata cinque anni fa». Il restauro pagato dai privati per l’Esposizione universale. Un monte affitti schizzato dagli 11,5 milioni di euro del 2011 ai 28 milioni del 2015, con surplus reinvestito per la manutenzione degli alloggi popolari. «Siamo pure riusciti a conservare il mix di funzioni all’interno del complesso monumentale – rivendica Benelli – abbassando gli affitti alle librerie». E le botteghe storiche? «Abbiamo tutelato anche quelle». Tuttavia, qualcosa da fare c’è ancora: «La Galleria si svuota quando i negozi chiudono: credo che nei prossimi anni bisognerà lavorare per far sì che quel luogo-simbolo di Milano continui a vivere anche di sera». Come? «Magari stringendo un patto con gli esercenti per organizzare eventi che siano in grado di attrarre i più giovani, com’è stato ad esempio nell’ex Cobianchi per Expo in città».