di Nicola Palma
e Marianna Vazzana
Tre "errori fatali" non sono stati perdonati ad Antonio Abbruzzese, il quarantenne ferito con 4 colpi di pistola nel tardo pomeriggio dello scorso 9 aprile in viale Marche. Un agguato per il quale ora suo cognato Morello Bevilacqua, di 31 anni, è stato arrestato dai carabinieri che hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare del gip Rossana Mongiardo. La premessa è che entrambi i protagonisti appartengono a famiglie di etnia sinti originarie della Campania, i cui componenti sono imparentati tra loro, e tutto sarebbe nato da un’escalation di insulti e minacce su TikTok. Gli "errori" sono quelli che lo stesso Bevilacqua – intercettato – espone durante conversazioni al telefono: il cognato Antonio lo avrebbe chiamato “paesà“ (che nel gergo della comunità identifica i non rom, mentre lui sottolinea orgogliosamente di esserlo); poi lo avrebbe minacciato di "mandarlo nell’aldilà". Terzo: avrebbe offeso dei suoi parenti defunti. Ed è soprattutto questo che ha ritenuto un affronto inaccettabile. È lo stesso Bevilacqua a evidenziarlo, in un video su TikTok in cui, dopo l’agguato, rivendica di essere stato lui a sparare: "Uagliò ti è piaciuto lo zingariello, o no? Hai visto? Bott’e rispost! U paesan hai visto? Io sono il figlio di Marittiello u’Zingariello", pseudonimo di Mario Bevilacqua, padre di Morello, deceduto un anno fa. "Quest’ultima circostanza – emerge agli atti – ritorna più volte nelle intercettazioni e viene ritenuta un fatto di estrema gravità, inaccettabile, che l’Abruzzese Antonio avrebbe dovuto evitare". E un modo c’era, secondo la cultura della comunità: "Se avesse utilizzato la frase “escluse le anime del purgatorio“ avrebbe limitato le offese solo ai viventi, riducendo così la portata delle offese".
C’è anche un altro antefatto che ha contribuito ad alimentare la rabbia poi sfociata in violenza. In un primo video su TikTok, la sorella e il fratello di Antonio Abbruzzese attaccano il loro stesso fratello, Antonio, colpevole a loro dire di essersi legato sentimentalmente alla ex fidanzata di suo fratello mentre quest’ultimo era in carcere. Per loro, un tradimento intollerabile. "Mi sono andato a fare le prove allergiche – dicono –, sono usciti i risultati, sono allergico agli infami, mi escono le bolle addosso". Sotto il video, Morello Bevilacqua – che è compagno della sorella di Abbruzzese – commenta: "È la più bella allergia che un essere umano può avere".
La sparatoria risale alle 18.15 del 9 aprile. Antonio Abruzzese, allora trentanovenne, è in viale Marche all’altezza del civico 91. È appena risalito sulla sua Lancia Delta quando qualcuno apre con la mano sinistra lo sportello, gli spara due volte alla gamba e lo trascina fuori dall’auto. Poche frazioni di secondi e arriva il terzo colpo. La vittima però riesce a rialzarsi. La scena si sposta all’altezza della parte posteriore dell’auto: il quarto colpo fa cadere Abbruzzese sull’asfalto. L’aggressore si dilegua. Diversi passanti assistono terrorizzati. La vittima viene soccorsa e accompagnata al Niguarda, dove resta ricoverata per 53 giorni; grave la ferita da arma da fuoco all’arto inferiore, che ha causato una lesione all’arteria femorale. Poi il trasferimento in una struttura riabilitativa dove Abbruzzese è tuttora ricoverato.
Le indagini del Nucleo operativo dei carabinieri della Compagnia Duomo diretti dal maggiore Gabriele Lombardo sono cominciate subito: per accertare l’accaduto, gli inquirenti hanno eseguito analisi biologiche e visionato le telecamere della zona, esaminato i tabulati telefonici e diversi profili social, arrivando a Bevilacqua. Durante la perquisizione a casa, a Cinisello, lo zio avrebbe anche riferito alcuni particolari che solo l’autore dell’agguato poteva conoscere, ad esempio il fatto che nell’auto di Abbruzzese ci fosse il suo cane Amstaff. Bevilacqua, rintracciato a casa, è stato portato a San Vittore .