
Due dei latinos arrestati
Milano, 22 settembre 2015 - Polizia in azione a Milano contro la gang di latinos 'Barrio 18'. Decine di uomini della squadra mobile di Milano hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Milano, Paolo Guidi su richiesta del sostituto procuratore, Enrico Pavone nei confronti di 16 persone, per lo più salvadoregni, indagati a vario titolo di associazione per delinquere, tentato omicidio, rapina aggravata, spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione, lesioni personali aggravate e detenzione e porto di armi da sparo e da taglio; fatti commessi a Milano tra il gennaio e l'ottobre 2014.
GLI ARRESTATI - Sono complessivamente 16 le richieste di custodia cautelare (15 in carcere e una ai domiciliari) disposte dal Gip del tribunale di Milano Paolo Guidi su richiesta del Pm Enrico Pavone. Dei 16 destinatari del provvedimento (un paio dei quali si trovavano già detenuti per altri reati) uno solo, originario di El Salvador, è risultato irreperibile. A dodici degli arrestati la Procura contestata il reato associativo. Tra gli indagati, la maggior parte dei quali sono salvadoregni e hanno un'età compresa tra i 21 e i 38 anni, ci sono anche due italiani. Si tratta di una ragazza accusata di aver partecipato ad una rapina aggravata ad una coppia che era stata derubata con violenza di una borsa, di una giacca e di una bicicletta, e di un 22enne che nel febbraio 2014 era rimasto ferito nel corso di una feroce aggressione in piazza De Angelis a Milano da parte di alcuni membri della pandilla dei Trinitarios, ma che è accusato di tentato omicidio ai danni di un esponente della banda rivale Mara Salvatruca 'Ms13', che poi fu indagato per il ferimento di un controllore alla stazione di Villapizzone a cui l'11 giugno scorso fu quasi tagliato un braccio. L'omicidio dell'esponente dell'Ms13 fu sventato dagli investigatori che già avevano nel mirino il gruppo Barrio 18. Le 'pandillas', le gang di strada latinoamericane, non sono solamente un fenomeno etnico. Ma a loro non è stata contestata l'associazione a delinquere "perché - è stato spiegato - non erano salvadoregni", una condizione necessaria per poter far parte della gang 'Barrio 18' a tutti gli effetti. L'indagine, ha spiegato il capo della Squadra Mobile Alessandro Giuliano, è iniziata in seguito a una denuncia per violenza sessuale presentata da una ragazza salvadoriana nei confronti di uno degli affiliati della banda. Da questo procedimento, del tutto indipendente e ancora in corso, gli investigatori della sezione prostituzione e criminalita' diffusa ed extracomunitaria coordinati da Paolo Lisi hanno ricostruito la struttura della banda e i vari reati di cui si e' macchiata negli ultimi anni.
SUPREMAZIA DELLA ZONA - La gang, che aveva scelto come base l'ex Parco Trotter, nei pressi di via Padova, aveva come obiettivo la supremazia della zona rispetto alle altre bande - nella logica dei gruppi di latinos di Los Angeles - e lo spaccio, le rapine e altri reati servivano appunto per garantirsi questa supremazia. Ma anche il giardinetto di via Giovanni Battista Sammartini all'altezza del civico 33, i cui muri erano ricoperti di "18" scritti a spray. L'indagine sulla " Barrio 18" è scattata dalla denuncia sporta da una giovane ragazza salvadoregna il 5 dicembre 2013 che ha dichiarato d'aver subito una violenza sessuale da parte di un affiliato alla gang. Gli arrestati garantivano, con lo spaccio e altri reati, 'quote associative' che dovevano garantire 'il sostentamento dei compagni detenuti', come nelle organizzazioni criminali nostrane. Tra i fermati, ci sono anche due italiani, un uomo e una donna. Nel corso dell'indagine la polizia di stato ha sequestrato coltelli, pistole e machete. Oltre alla provincia di Milano, l'operazione riguarda anche quelle di Varese, Como e Belluno, dove sono stati localizzati alcuni degli indagati.
TRA LE GANG PIU' PERICOLOSE - La 'Barrio 18' è una delle più pericolose e diffuse gang di 'latinos' al mondo. Nata a Los Angeles da immigrati salvadoregni di seconda generazione, la banda conta oggi decine di migliaia di affiliati solamente in California, ed è presente in tutta l'America Centrale, ma anche in Spagna, Australia, Gran Bretagna, Canada, Francia, Germania e, da qualche anno, anche Italia. Da semplice gang di strada, dedita a furti, rapine e piccolo spaccio, alcuni dei suoi gruppi sono divenuti sempre piu' sofisticati e hanno alzato il tiro commettendo reati sempre piu' ambiziosi: sono stati uomini della 'Barrio 18', nel 2009, a rapire e uccidere il fratello 16enne di Wilson Palacios, ex giocatore del Birmingham City e centrocampista della nazionale honduriana. Questa gang è da sempre nemica di un'altra gang diffusa anche in Italia, la 'Mara Salvatrucha'. Le caratteristiche della banda sono quelle tipiche delle gang di strada ispaniche: gerarchia rigida, codice obbedienza applicato con la violenza, riti di affiliazione a base di pestaggi di gruppo, spedizioni punitive con coltelli, machete e pistole, tatuaggi e graffiti come segnali di riconoscimento e per marcare il territorio, una cassa comune alimentata da spaccio e furti impiegata per le necessita' degli affiliati e dei complici detenuti.
"PUNIZIONI CORPORALI AI DISOBBEDIENTI" - Il vincolo associativo all’interno della Barrio 18 è “caratterizzato da una regolamentazione volta al mantenimento dell’ordine interno e al raggiungimento di fini violenti e criminali, che si concretizza nella imposizione di punizioni corporali e violenze morali nel caso di disobbedienza o violazioni, nonché nella imposizione del versamento di somme di denaro destinate a una ‘cassa comune’, alimentata anche con i profitti dell’attività di spaccio di sostanze stupefacenti”. Così il gip Paolo Guidi descrive nell’ordinanza di arresto l’organizzazione della gang smantellata con gli arresti di oggi. Un’associazione criminale che secondo quanto ricostruito era finalizzata “alla commissione di un numero indeterminato di reati prevalentemente contro la persona anche con l’uso della violenza (risse, lesioni personali, tentati omicidi), mediante l’utilizzo di armi (pistole, coltelli, machete e altri oggetti contundenti) e contro il patrimonio (rapine, furti, spaccio di sostanze stupefacenti), nell’ambito degli scontri con bande rivali”. Che a Milano sono sei o sette, secondo quanto spiegato stamani da Paolo Lisi, responsabile della sezione criminalità straniera e prostituzione della squadra mobile.
"NELLA BANDA CHI RESISTE AL PESTAGGIO" - “Si... Senti, facciamo così, chiediamo chi sarà il primo ad arruolarsi, così che dopo quello che è stato arruolato possa picchiare, così siamo in quattro”. Parola del “palabrero”, ossia il capo dei Barrio 18 Denis Josuè Hernandez Cabrera, mentre si accorda con il “secondero” Miguel Angel Gomez sul rito di iniziazione per entrare nella banda, ossia un pestaggio compiuto da almeno quattro affiliati. Secondo quanto riporta il gip Paolo Guidi nell’ordinanza d’arresto per i due indagati e altri presunti 14 complici, la telefonata intercettata dalla polizia nel corso dell’indagine illustra le regole del “rito di iniziazione per entrare nella ‘Barrio 18’” che era già stato descritto nel 2010 da un pentito secondo il quale “quando è stato arruolato aveva dovuto sopportare, per 18 secondi, le percosse inflittegli con calci e pugni da quattro affiliati alla gang”. Secondo il magistrato, “la regola secondo cui a picchiare il soggetto da arruolare debbano essere necessariamente quattro affiliati è, in effetti, emersa dalla telefonata tra il capo e il suo secondo” e “la resistenza al ‘pestaggio’, quindi, determinava e determina l’ingresso dell’aspirante nell’organizzazione” che “da quel momento in poi dovrà rispettarne le regole e i codici e non potrà più uscirne”. Nell’ordinanza di 51 pagine, il gip contesta il reato associativo a 12 indagati. Intercettato il 9 marzo 2014 il palabrero Hernandezz Cabrera spiega la necessità di “far crescere la famiglia” attraverso nuovi arruolamenti “perché non abbiamo la gente a sufficienza per uscire a fare dei giri” e “per dare dei calci”. E nel corso dell’inchiesta, gli agenti hanno potuto filmare la “violenza costituente il presupposto dell’affiliazione” il 28 maggio 2014, quando il capo ha arruolato due degli arrestati, Jayro Stanley Hernandez Cabrera e Shenan Chang, che sono stati sottoposti a un pestaggio.
"SCORRERIA IN ARMI" - Il gip di Milano Paolo Guidi tra le aggravanti ha contestato quella della "scorreria in armi sulle pubbliche vie". Tale aggravante aumenta sensibilmente la pena prevista dal reato di associazione per delinquere portandola da 5 a 15 anni di carcere. Altrimenti, senza questa aggravante, per i partecipanti all'associazione la pena prevista è da 1 a 5 anni di reclusione e per i capi o i promotori da 3 a 7 anni di carcere. Secondo il giudice, "le armi di cui i vari soggetti avevano stabilmente il possesso erano con frequenza portate in luogo pubblico e nelle pubbliche vie, con trasferimento da un luogo ad un altro, sia al fine di commettere specifici reati che al fine di essere pronti ad agire per la commissione di reati che venissero in considerazione sul momento o comunque per aggredire o reagire a minacce di altri gruppi criminali; così - prosegue l'ordinanza - avendosi una condotta connotata da un aumentato pericolo dell' ordine pubblico e con un particolare allarme sociale tale da distinguersi nettamente rispetto alla mera associazione armata". Per il giudice, inoltre, "il possesso delle armi, custodite in luoghi sicuri, non era solo finalizzato alla realizzazione dei reati, ma emergeva come una vera e propria modalità comportamentale che permetteva agli associati il pronto e repentino ricorso alla violenza nel caso di scontro con affiliati a bande avversarie".