Milano – Le bandiere palestinesi, i cartelloni per chiedere "stop al genocidio" e con gli slogan contro Israele. Poi i fumogeni, i cori ("Con l’anima e col sangue ti proteggiamo", "Palestina terra mia", "Israele assassini, giù le mani dai bambini") e lo striscione di testa: "Contro l’imperialismo e il sionismo, con la resistenza palestinese, a fianco dei popoli che lottano"), il primo di una serie. Istantanee della manifestazione, la diciannovesima a Milano, a sostegno della Palestina, diventata un appuntamento fisso nel weekend all’ombra della madonnina. Il fiume umano di 2mila persone è partito ieri alle 15.30 da piazza Duca d’Aosta, davanti alla stazione Centrale, ha attraversato via Vittor Pisani, poi ha svoltato verso Porta Nuova e ha raggiunto piazza XXV Aprile. A guidare i manifestanti, il carro della Comunità palestinese di Lombardia. Varie realtà tra i partecipanti, da centri sociali a rappresentanti della sinistra, da associazioni a singoli cittadini e famiglie.
"Sono onorato della vostra presenza e del vostro impegno – ha sottolineato uno dei promotori – perché abbiamo dimostrato il nostro lato umano. Parlare di numeri a me dà fastidio perché le nostre vittime non sono numeri. Perché ogni vita spezzata ingiustamente era una vita da rispettare e da salvare". Ancora: "A Gaza si continua a resistere – ha sottolineato una ragazza –. Da lì ci fanno sapere che è la terza o quarta volta che distruggono le loro case ma sono pronti a ricostruirle".
A margine della manifestazione è stato anche organizzato un presidio "per il boicottaggio della catena di fast food McDonald’s", da attivisti delle comunità palestinesi in Italia e dai centri sociali. I manifestanti, staccatisi dal concentramento che era in piazza Duca D’Aosta, si sono sistemati davanti all’esercizio commerciale dove ragazze palestinesi hanno animato un flash mob e attivisti hanno attaccato adesivi alle vetrine con la scritta "Genocidio. Boicotta Israele -Boicotta McDonald’s". Tutto il corteo è stato monitorato dalle forze dell’ordine e non si sono verificati momenti di tensione.
La manifestazione di ieri segue il presidio organizzato sotto la sede Rai di corso Sempione mercoledì 14 per protestare contro "la censura della tv pubblica sul genocidio a Gaza". Un riferimento alle polemiche a seguito delle prese di posizione degli artisti Dargen D’Amico e Ghali durante il Festival di Sanremo. Tra i cartelloni sbandierati, ieri, ce n’era un con un messaggio preciso: "Non chiamatelo caso Ghali. Per me era solo il caso di parlarne".