Negri
Cecilia se ne stava seduta sul mobile basso, leggera, quasi senza peso. Era molto bella, niente da dire: i suoi piedi scalzi sfioravano il giradischi. E sotto la puntina dello stereo giravano i Genesis, il fiotto di note a cascata di “Firth of Fifth“. Cecilia scalza e quella musica: perfettissimo ed esaltante incontro di due armonie distinte di sapori, come arancia e cioccolato fondente. Cecilia, per impulso scontato, avrebbe potuto scegliere i Simon&Garfunkel della loro canzone che portava il suo nome. Ma sarebbe stata tutta un’altra musica. Però lei non era mai scontata, prevedibile. Entrando in quell’appartamento delle highlands lombarde, in un pomeriggio che stava giusto per sfarinarsi in neve, in un eccesso ingolfato di bello, si poteva dunque incontrare anche Cecilia in posa per i Genesis sul mobile basso, che faceva tanto Anni Settanta, specie negli Anni Settanta. Il resto del pomeriggio, per trasloco di atomi - l’immane Gondrand chiamato tempo - sarebbe stato una cosa diversa, senza ricordi degni di nota. Nei titoli di coda di quella breve epifania si sarebbero potuti comunque leggere un bel po’ di ringraziamenti: al clima freddo di quegli anni che aveva indotto qualche studioso del ramo ad azzardare l’arrivo imminente di una nuova era glaciale; ai gestori degli impianti di skilift piazzati quasi a livello del mare; ai milanesi e ai bergamaschi del piano che compravano o affittavano appartamenti (anche per le figlie) lungo miracolati crinali; a una fervida e sempre florida speculazione edilizia; alle snelle caviglie in genere; alla giovinezza in particolare; al pianoforte a fiotti e cascate di “Firth of Fifth“; alla vecchia, cara e cattiva combustione di riscaldamenti condominiali e di camini del patriziato; alle nuvole basse che fumigavano tra i boschi; al solito, indefinito struggimento che qualcuno coglieva nel biancore del cielo del Settentrione e, di notte, nel lucore asincrono dell’Orsa Maggiore. Un ringraziamento speciale, infine, a Cecilia: all’indomani, col labbro un po’ imbronciato, sarebbe tornata giù a Segrate: "Vederci a Milano? Se capita, non so, però adesso è proprio un casino. Vorrei stare un po’sola...".