Milano, 28 dicembre 2024 – Il ricordo di Francesco Zanardi, fondatore dell’associazione Rete L’Abuso, torna al 23 marzo 2023, quando i genitori di Chiara Giacoletto, che aveva subito abusi sessuali da parte di un parente da bambina e si era tolta la vita all’età di 28 anni, si presentarono nella sede milanese di Emergency e resero pubblica, per la prima volta, la loro storia. Nonostante il dolore, avevano scelto di dare il loro contributo alla petizione lanciata in quei giorni a Milano per chiedere maggiori tutele per i minori nell’Ue. “Avevano scelto di intervenire – ricorda Zanardi – perché erano convinti potesse essere un contributo utile per sensibilizzare l’opinione pubblica, per arrivare a un cambio di passo sul fronte della prevenzione e delle tutele. Sono rimasto sconvolto per quello che è successo e, conoscendoli, credo sia stata una scelta presa razionalmente e pianificata, che va rispettata in tutta la sua tragicità”.
Il medico di 64 anni Alessandro Giacoletto e la moglie 59enne Cristina Masera si sono tolti la vita insieme a Orbassano, piccolo comune alle porte di Torino dove abitavano. Per loro l’esistenza, senza la loro unica figlia, non aveva più senso. “Hanno vissuto un dramma enorme, che può colpire chiunque, e la famiglia è rimasta comprensibilmente sconvolta”, spiega Zanardi, che a sua volta subì abusi da minorenne e ha fondato l’associazione che tutela le vittime di violenze avvenute in ambiente ecclesiastico. “Questa tragedia deve invitare lo Stato a non abbandonare i familiari di persone che subiscono abusi – spiega – perché dopo il suicidio della figlia sono stati lasciati soli con la loro sofferenza e anche per noi è stato impossibile intervenire”.
Nell’ambito della Rete L’Abuso è nato anche un gruppo dedicato proprio ai parenti delle vittime, con una ventina di famiglie coinvolte, diretto da Cristina Balestrini, la mamma di un giovane milanese che subì violenze da parte di un sacerdote. Quel giorno, il 23 marzo 2023, Alessandro Giacoletto e Cristina Masera avevano reso la loro drammatica testimonianza a Milano con la speranza di innescare un cambiamento. Gli abusi sessuali che la figlia Chiara aveva subito da bambina, commessi in casa da un parente “insospettabile” che negli anni successivi è morto, sono stati per lei “un cancro dell’anima”, raccontavano in un’intervista al Giorno. “Chiara era una splendida persona – ricordava il padre – amava la letteratura, la fotografia, lo sci alpinismo e l’arrampicata. Era sensibile, intelligente e bella”. L’autore delle violenze, un parente stretto che rimaneva spesso solo in casa con la bambina, deceduto per un tumore al polmone, “se fosse in vita non sarebbe perseguibile, a causa di una legge che fa cadere in prescrizione i reati di abuso dopo 10 anni”. Il 4 febbraio, giorno del suicidio di Chiara, “siamo morti anche noi”.