GABRIELE MORONI
Cronaca

La guerra, la fuga e la salvezza in una cascina di Cisliano. “Cerco i parenti di chi salvò il mio prozio George nel ‘43”

L’appello di Paul Barlow, inglese, per ritrovare i discendenti di Alberto Introini e Carlo Oldani, che salvarono e sfamarono tre soldati britannici in fuga da un campo di prigionia

George Noakes al centro con le mani intrecciate. A destra, il nipote Paul Barlow

Cisliano (Milano) – Quello di Paul Barlow è un appello accorato: "Cerco i discendenti di Alberto Introini e Carlo Oldani. Grazie a loro il mio prozio George Michael Noakes riuscì a sopravvivere dopo essere fuggito dal campo di prigionia. Invito chiunque avesse informazioni a farsi avanti. George ha sette nipoti ancora vivi, fra i 78 gli 89 anni, e tutti vorrebbero ringraziare per avere protetto lo zio. George non aveva figli e io non voglio che la sua straordinaria vita venga dimenticata. Ricordo George quando ero molto piccolo. A volte tornava dal suo lavoro in Bangladesh per un evento di famiglia. Ma era anche una leggenda per tutte le cose che faceva. Tuttavia, ero troppo giovane per fare domande o ricordare molte cose. George stava spesso con la cugina di mia madre e i suoi genitori e lei mi ha raccontato delle storie su di lui. Morì nel 1981 quando avevo diciotto anni, ma l’ultima volta che lo vidi avevo circa dieci anni”. “Dopo la guerra George tornò in Italia. Ho il suo passaporto. Il 19 giugno 1949 era in Svizzera. Ci era rimasto da internato dal 30 settembre 1943 all’ottobre del ‘44, ma aveva lavorato anche alla legazione britannica. Il 28 giugno del ‘49 era a Chiasso e il primo luglio entrò in Italia. Non so per quanto tempo ci sia rimasto, ma credo che la sua visita non avrebbe avuto senso se lo scopo non fosse stato quello di ritrovare le famiglie che lo avevano aiutato”.

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Scoprire un sogno, cullarlo e un giorno decidere di realizzarlo. O provarci. È la storia di Paul Barlow, londinese sessantenne: ritrovare i due angeli custodi che nel tumultuoso 1943, a Cisliano, accolsero alla Cascina Forestina il prozio George Michael Noakes, soldato inglese fuggito da un campo di prigionia. Gli angeli si chiamavano Alberto Introini e Carlo Oldani. Per una settimana ospitarono, nascosero, sfamarono e vestirono Loakes, gli fecero da guida a Milano fino al treno per la Svizzera e la libertà. Con Noakes vennero soccorsi altri due militari britannici, William Knoff, originario dello Yorkshire, e James Willets, di Smethwick, delle West Midland. C’era anche un quarto ex prigioniero, Billa Hay, anch’egli di Smethwick. I tre si divisero anche mille lire, dono di Introini.

George è nato nel 1919 nello Yorkshire. Impiegato prima della guerra, poi soldato del quinto Battaglione East York, viene catturato a Marsa Matruh, Egitto, il 30 giugno del 1942, mentre tenta di ricongiungersi alla sua unità. Tobruk e Bengasi sono le prime tappe della prigionia, poi l’Italia. Bari, Fermo, nelle Marche, Bergamo. Il campo di prigionia bergamasco (indicato con la sigla PG62), dove Noakes arriva il 26 aprile del 1943, ha dei campi satelliti, dove i prigionieri possono lavorare, chi nelle fattorie, chi a costruire canali, chi nelle lavanderie. George viene assegnato a Binasco, lavora per una famiglia di agricoltori che si chiama Politino. È l’11 settembre di quel terribile 1943. Da tre giorni è stato reso pubblico l’armistizio che l’Italia ha firmato con gli anglo-americani. George sente profumo di libertà. È l’ora di prendere il largo. Si dirige al Po, ma è impossibile passarlo perché il Grande Fiume è presidiato dai tedeschi. Torna a nord, approda alla Forestina di Cisliano. Trova Alberto Introini, Carlo Oldani e la sua famiglia. Ci rimane dal 10 al 19 settembre. Lavora nella fattoria degli Oldani. Sono loro a condurlo a Milano e a metterlo in contatto con i partigiani. C’è un treno per Chiasso, Svizzera.

La scheda da internato in Svizzera
La scheda da internato in Svizzera

George sale pieno di speranza e paura, il convoglio rigurgita di tedeschi, per tutti il viaggio deve rimanere muto per non tradirsi. È il 30 settembre. Sul suolo della Confederazione George Michael Noakes è finalmente libero. A guerra finita Alberto Introini, uno dei soccorritori dei tre inglesi, si rivolge alla Allied screening commission per chiedere il rimborso che gli Alleati riconoscono a chi ha aiutato i prigionieri. Ha fornito a Noakes, Knoff e Wuillet ospitalità, cibo, vestiario e mille lire. Riceverà diecimila lire. Cita come testimone della sua opera di assistenza Giuseppe Cucchi. Oggi la Forestina è un agriturismo dove da ventotto anni si pratica agricoltura biologica. Lo conduce Niccolò Reverdini, signore elegante e colto, con alle spalle studi alla severa scuola di filologia di Pavia. Discende dalla nobile famiglia dei Pisani Dossi da cui è uscito un grande scrittore: Alberto Carlo Felice Pisani Dossi, in arte Carlo Dossi.

2Ho notizie di Introini e Oldani grazie alla memoria straordinaria di Dalmazio Lucini, figlio di Mario, cavallante di mio nonno Franco. Erano legati da rapporti di vicinanza, lavoro, parentela. Carlo Oldani aveva tre figli, Carmelina, Esterina e Luciano. Alberto Introini sposò Carmelina Oldani. Alberto era guardiacaccia alla Forestina. Il capo guardiacaccia era Guglielmo Cucchi. Suo fratello Giuseppe è l’uomo citato da Introini perché testimoniasse dell’assistenza ai prigionieri. Gli Oldani vivevano al cascinello Oldani, dove allevavano mucche e suini, i Cucchi alla cascina Pelloli, separati fra dalla roggia Soncina, fatta scavare da Francesco Sforza. La cascina Pelloli crollò intorno alla metà degli anni ‘80". "La famiglia Introini era di Corbetta. Mio nonno Franco e suo padre, lo scrittore, erano in contatto con due Introini di Corbetta: Giovanni, falegname, ed Enrico, portinaio di casa Pisani Dossi in via Brera 11, a Milano. Giovanni Introini era un buon amico e compagno di caccia di mio nonno. Alberto Introini che aiutò gli ex prigionieri è figlio di Giovanni. Anche nella sua domanda di rimborso, Alberto dichiara che suo padre si chiama Giovanni. Nel cimitero di Corbetta è sepolto un Alberto Introini nato nel 1904 e morto nel 1990. Le date coincidono".

Reverdini aggiunge un ricordo personale: "Nel 1996, un anno prima che mi trasferissi qui da Milano, scambiai qualche parola con un uomo anziano che osservava la cascina Oldani. Diceva di avere lì tanti ricordi e aveva un tono di rimpianto. Era Luciano Oldani, il figlio Carlo". Il contributo degli Oldani per la salvezza di George Noakes è determinante. Nei documenti che riportano la sua odissea è riportata una frase rivelatrice: "It was thanks to this family that I made contacts for a guide. A great help". I ringraziamenti di George per il "grande aiuto" ricevuto dagli Oldani per trovare una guida. Una guida verso la libertà.