MONICA AUTUNNO
Cronaca

Gessate ricorda il contadino maratoneta: un secolo fa la grande impresa di Romeo Bertini a Parigi

Conquistò la medaglia d’argento, dando però prima la priorità alla mietitura del frumento. Al ritorno a casa tutto il paese lo festeggiò con una processione

Romeo Bertini verrà ricordato con la proiezione di un video a lui dedicato

Romeo Bertini verrà ricordato con la proiezione di un video a lui dedicato

Gessate (Milano), 6 agosto 2024 – La partenza per Parigi ai primi di luglio del 1924, in treno. Con qualche giorno di ritardo rispetto al resto del gruppo, per terminare la mietitura del frumento nei campi di famiglia. E poi la medaglia d’argento nella maratona, conquistata alle 20 del 12 luglio, a 31 anni. A cent’anni dalla storica impresa Gessate omaggia, con la proiezione di un video e un ricordo, la figura di Romeo Bertini, il contadino “con le ali ai piedi” che portò il nome del paese nel mondo. Il suo secondo posto è rimasto il miglior piazzamento italiano nella disciplina per quasi 65 anni. Sono poche le testimonianze dell’impresa, e poche le notizie “ufficiali” sulla vita di Bertini (cui è intitolato il centro sportivo gessatese), ricostruite grazie a racconti verbali, pochi documenti e immagini, notizie dal web, lavoro di ricerca di storici locali. Era nato nel 1893 da una famiglia di contadini. L’infanzia nella “Corte del latte” davanti all’attuale Comune, con i genitori e tre fratelli.

Il lavoro nei campi e la passione per la corsa

Sin da piccolo, il lavoro nei campi. Ma anche la passione per la corsa. Che fosse nei giochi fra ragazzi o nelle corse paesane, nessuno gli teneva testa. Nel 1911 la prima vera gara. Di lì l’inizio di una carriera ricostruibile, perlopiù, per racconti e aneddoti. Uno di questi narra che, in quegli anni, un Bertini ancora ragazzo avesse perduto il tram (il celeberrimo “Gamba de legn”) che avrebbe dovuto portarlo all’appuntamento per una gara a Cuggiono. E che, di corsa, fosse arrivato sul luogo della partenza mezz’ora prima del mezzo su rotaia. Negli anni Venti, dopo la guerra e contestuale al lavoro come guardiano allo zoo di Milano, l’approdo agli ambienti sportivi “alti”, nel 1923 le selezioni per le imminenti Olimpiadi parigine, e l’iscrizione. Con il numero 579: anche in occasione delle selezioni Bertini era arrivato in ritardo, per finire il lavoro nei campi. Il resto è storia: il caldo torrido di quel 12 luglio, lo sprint del maratoneta italiano al passaggio di Pierrelay, il traguardo in seconda posizione, a ridosso del vincitore, il finlandese Stenroos. Protagonista, poco prima dell’arrivo, di un curioso botta e risposta ‘in marcia’ con l’italiano che lo tallonava: “Vous etes Blasi?”. “No, mi sount Bertini”.

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"Un campione che ci rende orgogliosi”

L’impresa del gessatese, assolutamente non pronosticata dagli addetti ai lavori, fu elogiata dalla stampa sportiva: “Fra gli atleti giunti al traguardo è il più prestante – scrisse la Gazzetta dello Sport –. Abbronzato e tagliato a tutte le fatiche, ha una forza di volontà grandiosa e un carattere da combattente”. Al suo ritorno a Gessate, il campione fu festeggiato con una processione, un concerto e un discorso ufficiale dell’allora sindaco. Proseguì la sua vita, fra lavoro e gare, con la modestia di sempre. A cent’anni dagli allori, il nuovo abbraccio del paese. “Una grande emozione – così, oggi, la sindaca di Gessate Lucia Mantegazza e l’assessore allo sport Ciro Paparo - rivedere in un video la straordinaria gara di Bertini. Un campione poco conosciuto, cui siamo orgogliosi di avere dato i natali”.