Milano, 30 ottobre 2015 - Ammassi di roccia instabili e franosi: agli occhi delle prossime generazioni le Alpi avranno tutto un altro aspetto, forse saranno più simili ai Pirenei, perché i ghiacciai stanno andando incontro all’estinzione. Solo negli ultimi trent’anni la loro superficie si è ridotta del 30%. Sono allarmanti i dati appena diffusi alla Camera dei deputati dove l’Intergruppo parlamentare per il clima Globe Italia ha illustrato l’aggiornamento del Nuovo Catasto dei ghiacciai italiani, un’iniziativa che raggruppa esperti e ricercatori che si sono dati da fare per analizzare i cambiamenti che stanno avvenendo in quota a causa del riscaldamento globale. Basta salire in Alta Valtellina per rendersene conto, perché dalla fine dell’agosto 2015 il più grande ghiacciaio vallivo italiano, il «gigante» dei Forni, nel Parco Nazionale dello Stelvio, si è spaccato in tre ghiacciai più piccoli, uno vallivo e due montani, con un collasso continuo della sua parte inferiore. Mentre in alcune zone delle Alpi, soprattutto sul fronte Nord, si cerca di correre ai ripari anche con delle speciali “coperte” per proteggere i ghiacciai, l’estate del 2015, una delle più calde degli ultimi anni ha fatto una vittima illustre.
«Una perdita di non poco conto, quella del ghiacciaio dei Forni - hanno spiegato gli esperti - considerando che la ricostituzione di un ghiacciaio avviene in tempi molto lenti anche con condizioni climatiche diverse dalle attuali, segnate dal susseguirsi di anni record per il caldo (il 2015 ha alzato il record di anno più caldo). Insomma i ghiacciai si spaccano, si moltiplicano, ma sono sempre più sottili. «E non solo, l’analisi delle variazioni volumetriche avvenute negli ultimi 26 anni - dal 1981 ad oggi - ha evidenziato un rilascio idrico da parte dei nostri ghiacciai, considerando solo quelli delle Alpi Centrali, pari a 2000 miliardi di litri, l’equivalente di 800.000 piscine olimpiche e 4 volte il Lago Trasimeno». Un fenomeno particolarmente preoccupante visto l’importante ruolo dei ghiacciai nel produrre acqua, soprattutto nel periodo estivo. I dati areali più recenti del Catasto dei ghiacciai italiani, realizzato nell’ambito di un progetto sviluppato e coordinato dall’Università Statale di Milano, con la partnership dell’Associazione EvK2CNR e della società Levissima e con il contributo scientifico del Comitato Glaciologico Italiano, confermano una generale tendenza al regresso. Infatti dagli anni Sessanta del XX secolo al primo decennio del XXI secolo è avvenuta una riduzione areale del 30% (da 527 kmq a 370 kmq), cui si è aggiunta un’ulteriore contrazione del 5% dal 2007 al 2012. La superficie persa è pari a quella del lago di Como.
Sono quasi duecento invece i ghiacciai minori di cui si è persa traccia in questi anni. Molti negli ultimi anni si sono frammentati in più tronconi, come il ghiacciaio del Lys, uno dei più grandi della Valle d’Aosta, ormai ridotto in tre-quattro unità minori, il ghiacciaio della Lex Blanche, anch’esso in Valle d’Aosta, il ghiacciaio della Ventina in Lombardia, il ghiacciaio del Careser e quello del Mandrone-Adamello in Trentino, la Vedretta Alta e il ghiacciaio di Vallelunga in Alto Adige, solo per citare i più noti.
di FEDERICO MAGNI