SIMONA BALLATORE
Cronaca

Giacomo Poretti e Daniela Cristofori, la coppia in cattedra alla Cattolica: “Lezioni di empatia contro la mania dei social”

Colleghi sul palco, sposi nella vita: gli attori nuovi docenti dell’ateneo milanese. Poretti del “trio”: “Voci e linguaggio del corpo aiutano ad evitare equivoci”. La moglie: il teatro per evitare il “ritiro” online

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Giacomo Poretti, 68 anni, con la moglie attrice e psicologa Daniela Cristofori, 58 anni

Giacomo Poretti e Daniela Cristofori, insieme sul palcoscenico e nella vita, saranno prof di “empatia“ all’Università Cattolica di Milano: dispenseranno tecniche ed esercizi teatrali mentre i professori di Psicologia tradurranno l’esperienza teatrale in strumenti utili ai professionisti della cura, a medici, infermieri, insegnanti, educatori. E si sono già messi in coda anche bibliotecari e cassieri: chi ha a che fare con il pubblico sa quanto spesso sia difficile trovare la parola e i modi giusti e come un’attenzione e un sorriso possano cambiare la giornata di chi li incrocia.

Nasce così un nuovo corso di alta formazione - “Competenze relazionali: gli strumenti del teatro“ – che debutterà il 12 ottobre (le iscrizioni sono aperte fino al 23 settembre, scrivendo a questa mail). Cinque incontri più la messa in scena di uno spettacolo, davanti a un pubblico vero, per un ciclo didattico dal titolo: “Competenze relazionali per le professioni d’aiuto. Gli strumenti del teatro”.

Trait d’union fra le due arti – teatro e psicologia – è stata Daniela Cristofori, attrice e psicoterapeuta. “Ho cominciato col teatro, poi mi sono dedicata alla psicologia: sono tornata alla passione originaria passando dal lavoro di cura, un’esperienza forte”. Che l’ha aiutata anche a mettere in scena Funeral Home con il marito Giacomo Poretti. “E non è stato semplice imparare tutte quelle battute, affrontare il pubblico: lì ho capito che anche la memoria passa attraverso il corpo e la sua importanza. Ho sperimentato l’empatia e il dialogo col pubblico. Ho scoperto capacità che neanche sapevo di avere”, confessa Cristofori.

Da un incontro con le professoresse della Cattolica Annella Bartolomeo e Federica Biassoni e “dall’osservazione della quotidianità” è nata l’intuizione del corso, organizzato da Asag con deSidera-Teatro Oscar: “L’uso smodato dei social anche dopo la pandemia ha creato un ritiro generale, è come se mancasse l’allenamento a rimanere in contatto con l’altro. Ci siamo detti: perché non mettere lo spazio del teatro al servizio di chi lavora negli ambiti di cura che spesso portano a un esaurimento delle energie e che richiedono ascolto e capacità relazionali?”. E “Giacomino“, volto del trio con Aldo Baglio e Giovanni Storti, non si è tirato indietro: “Spesso ci si limita a messaggi scritti che si fermano al non verbale, generando equivoci. Non è che siamo più bravi degli altri, ma forse siamo avvantaggiati: sappiamo usare il teatro e il linguaggio del corpo non solo negli spettacoli, ma nella vita”, conferma Poretti.

Il teatro aiuta ad affrontare situazioni conflittuali, a prendersi cura di sé, a rapportarsi con i pazienti in momenti delicati o con i ragazzi e i genitori a scuola. “È come una forma di gioco, ma molto serio – spiega l’esperto del palcoscenico, con un passato anche da infermiere – Sin dalle prime prove permette di entrare quasi in un altro mondo, dove è deliberatamente richiesta fantasia, immaginazione, anche per affrontare sentimenti molto concreti. Fingere per entrare in un personaggio richiede disponibilità. Non basta un corso di teatro a diventare fenomeni nella gestione dei rapporti, ma dà la possibilità di gestire l’imprevisto, evitando di lasciarsi sopraffare dalla paura dell’errore di una battuta, perché ne arriverà un’altra. Ti accorgi che le modalità di relazione sono più d’una”.

“Alla base del corso c’è un’affinità tra le due arti, psicologia e teatro – sottolinea il preside della facoltà di Psicologia, Alessandro Antonietti –. Da tempo in università organizziamo iniziative che chiamano in causa il palcoscenico, spesso con un taglio culturale. In questo caso sarà molto operativo e psicologico. Si scoprono potenti capacità introspettive e relazionali, si acquisisce consapevolezza”. La prima edizione del corso è dedicata a chi “si trova in situazioni sempre più sfidanti a scuola, in corsia, a gestire momenti di conflitto e attrito”, ricorda Antonietti. “Ci rivolgiamo a professionisti che nella cura degli altri spesso si dimenticano di loro stessi: la parola giusta è una grande medicina”, aggiunge Cristofori. “Il teatro e lo sport sono esperienze di formazione. Devono entrare di più nelle scuole e non solo – conclude Poretti – Possono svelare parti di sé spiritose, drammatiche, interessanti”.