Milano - Chi si prende cura del Giambellino tutti i giorni, come Ulla Manzoni, è "imbufalita". Si definisce così. "Sono venuti a sistemare le lampade, a pulire le strade perché arrivava lei, arcivescovo. Gli altri giorni siamo abbandonati". La voce è rotta dall’emozione. "Cerchiamo di aiutarci - dice ai suoi vicini -. Qui mancano cose essenziali, il medico, le case, gli operatori di strada. La Milano europea è solo in piazza del Duomo. Si continua a parlare delle periferie, e nelle periferie non succede niente. Poveri contro poveri. Diamo sempre la colpa agli extracomunitari, agli zingari, ma se non ci veniamo incontro tra noi, come si fa?". Al vescovo, in visita pastorale al decanato Barona-Giambellino, consegnano le loro sofferenze ma anche i loro sguardi. Francesco Lo Russo, autore del libro fotografico “Terre di Mezzo–Giambellino 147“, racconta la sua amicizia con il rione, anche con l’associazione ConservaMi. "Perché sono le associazioni che permettono al quartiere di stare in piedi". Invita a non chiudersi in casa, ricorda il suo lavoro di "cercare e trovare il bello anche in un quartiere che di bello ha poco", "intrecciando possibilità", relazioni.
Alice Ranzini , urbanista, studia la città e come cambia. "E ho imparato a studiarla proprio dal Giambellino, che ha dato il senso al mio abitare", spiega. Un quartiere che è cambiato sì, perché sono cambiati i bisogni. Stila una lista delle urgenze che la rete di cittadini e associazioni sta cercando di affrontare: dal peggioramento delle condizioni di vita, con le famiglie meno tutelate, al tema della casa sociale e pubblica, "in una città schizzata alle stelle". Si sta trasformando anche il contesto sociale, preoccupa l’innalzamento del costo della vita e dei prezzi immobiliari. "La tutela del patrimonio Erp è fondamentale", ricorda Ranzini, autrice con il marito anche del libro “L’ultima Milano - Cronache dei margini della città". Chiude la sua testimonianza con la vera sfida: "Bisogna ricomporre i diversi pezzi della nostra società, sempre più separati". Francesca Gisotti, vicepresidente del Municipio 6, ricorda le sue radici ("Sono uno dei tantissimi frutti del Giambellino, ci sono cresciuta in queste case") ma anche le difficoltà, "dall’altra parte del campo", di fronte ad aspettative e alla consapevolezza "di non riuscire a fare quello che si vorrebbe".
«Ogni tanto mi presento in casa di qualcuno - racconta -, dobbiamo rafforzare il legame che c’è tra chi gestisce la cosa pubblica e chi abita qui. Non chiudetevi in casa, non scoraggiamoci". Santo Minniti, presidente del Municipio 6, è nato a Reggio Calabria, in un’altra periferia complicata, è milanese d’adozione: "Chi ce la fa, ce la fa sempre di più e non si correggono le storture che questa gara forsennata genera". Anche l’arcivescovo ricorda la Milano a due velocità, dei grattacieli e delle case popolari, e le fatiche di "chi ha lavori pagati in modo non adeguato al costo della vita": "C’è chi mi dice che anche lavorando si diventa poveri", sospira. "Serve un’alleanza, tra associazioni, istituzioni, forze dell’ordine, agenzie educative. Solo questo può aprire strade promettenti".