
Gianni Brera con barba
Milano, 30 novembre 2019 - “Buon compleanno , Gianni”. Il centenario è già passato, ma Pavia non smette di ricordare il figlio prediletto della Bassa, quel Gianni Brera che fu grande firma del “Giorno” e inventore di un nuovo linguaggio. L’associazione culturale “Terra Insubre” lo celebrerà oggi nell’aula Magna dell’Università di Pavia, in piazza Leonardo da Vinci 12, alle 15,30. Una giornata di riflessione e festa e un convegno “I cento anni di un grande scrittore, umile rampollo di Olona e di Po’”. All’evento anche l’assessore all’Autonomia e alla Cultura della Regione Stefano Bruno Galli. Fascino e nostalgia di quelle redazioni, un po’ collegio, un po’ convento, un po’ officina e un po’ laboratorio. I giovani cronisti freschi di assunzione vedevano materializzarsi le grandi firme alle quali si erano abbeverati fino al giorno prima. La stanza degli eletti chiamati inviati era una sorta di “sancta sanctorum” alla quale accostarsi in reverente silenzio senza oltrepassare la soglia. Quando Brera stringe il suo connubio con Il Giorno (mercoledì 25 aprile 1956, quattro giorni dopo l’uscita del nuovo rivoluzionario quotidiano, amichevole di lusso Italia-Brasile) sono ancora tempi grami per i giornalisti sportivo, ingiustamente considerati di seconda schiera, di rango inferiore. Troppo schifiltosi, supponenti, boriosi, allignano e fastidiosamente pontificano.
Gente che a differenza del Gioann da San Zenone al Po ignora il canto leopardiano a un vincitore del pallone (“Di gloria il viso e la gioconda voce, garzon bennato apprendi, e quanto al femminile ozio sovrasti la sudata virtude”). Brera zittisce la sicumera degli ignoranti. Mette insieme una redazione che è un ensemble di primi violini, mettendo in mano gli archetti a Pilade Del Buono, Mario Fossati, cantore del ciclismo, Gianni Clerici, raffinato aedo del tennis, Gian Mario Maletto, Angelo Pinasi, Giulio Signori. Come tutti i grandi timidi, Brera non ama né comandare né essere comandato Ma un’alzata di sopracciglio mentre scorre il “pezzo” che gli è stato sottoposto suscita apprensioni e tremori più di un severo rimbrotto. Brera capo servizio corregge, lima, cambia, a volte, infilato il foglio nella Olivetti, compagna inseparabile perché mai vorrà sapere di computer, riscrive dall’inizio.
Quando arriva il tempo giusto, affida la bacchetta al ben maturato Del Buono. Sarà poi Italo Pietra, nuovo direttore de Il Giorno, a consegnarla a Giulio Signori. “Abbiamo Sivori in squadra e dobbiamo passargli la palla tutte le volte che possiamo”, ha stabilito Pietra, socialista dell’Oltrepò, tifoso dell’estro breriano e della Juventus. Brera “fa” Brera. I neologismi rimasti nel linguaggio comune. I giudizi, le polemiche, gli scontri. Brera unisce e divide. Ma questa è un’altra storia. Un’altra grande storia.