Milano, 21 ottobre 2015 - Respinta dalla Cassazione la richiesta della difesa di Claudio Giardiello - l'imprenditore fallito che lo scorso 9 aprile ha ucciso tre persone nel Palazzo di giustizia di Milano, ferendone altre due - di spostare, da Milano a Brescia il processo che vede l'uomo 57enne imputato di bancarotta in quanto, ad avviso del suo legale, i giudici milanesi non avrebbero il distacco necessario per giudicarlo per i reati societari dopo che ha compiuto una simile carneficina proprio nella loro sede di lavoro. Tra le vittime della furia omicida di Giardiello, ha perso la vita anche il giudice Fernando Ciampi, oltre all'avvocato Lorenzo Claris Appiani e il coimputato Giorgio Erba. Nella richiesta di remissione presentata alla Suprema Corte - che oggi con la sentenza 42413 ha depositato le motivazioni del 'no' al trasferimento del processo pendente davanti alla sezione fallimentare - si faceva presente che non solo i magistrati milanesi non sarebbero sereni, ma anche Giardiello "non sarà nelle condizioni psicologiche di difendersi adeguatamente e di affrontare il processo dove si sono consumati gli omicidi per i quali è indagato".
Questi motivi, scrive la Cassazione, fanno riferimento a "semplici dubbi o illazioni", tra le quali la "particolare condizione psicologica" dell'imputato "non assume rilievo" per supportare la richiesta di traslocare il processo a Brescia. Infine, sottolinea la Suprema Corte, "proprio l'avvenuto accoglimento della dichiarazione di astensione di tre giudici della Seconda sezione penale, motivato da gravi ragioni di convenienza legate ai gravi fatti verificatisi nel corso dell'udienza dibattimentale del nove aprile innanzi al suddetto collegio giudicante, ritenute idonee ad ingenerare il sospetto di una non completa imparzialità dell'organo giudicante, dimostra come ad eventuali situazioni obiettive, che risultino realmente idonee a fuorviare la correttezza e la serenità del giudizio (la cui sussistenza non è stata provata da Giardiello) può farsi comunque fronte nella sede giudiziaria precostituita per legge attraverso l'istituto dell'astensione». In sostanza i magistrati milanesi direttamente coinvolti nella sparatoria, hanno già chiesto di essere esonerati dal proseguire ad occuparsi del fallimento di Giardiello. Il verdetto della Quinta sezione penale della Cassazione - presidente Grazia Lapalorcia, relatore Alfredo Guardiano - è stato emesso nella camera di consiglio dello scoro sette luglio. Giardiello, difeso dall'avvocato Antonio Cristallo, è stato condannato a pagare duemila euro di spese processuali.