MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

Viaggio dentro i Giardini Montanelli dopo il nubifragio: metà parco è distrutto. La riapertura? “Speriamo entro agosto”

La più antica area verde cittadina colpita duramente. Il sopralluogo dell’assessora Grandi finisce con una certezza: per farla tornare all’antico splendore ci vorranno decenni

Alberi abbattuti ai Giardini Montanelli

Milano – È un cimitero degli alberi, ma le piante sradicate, morte e riverse in orizzontale sono presenti più a est che a ovest. Nel lato di corso di Porta Venezia la furia del nubifragio che si è abbattuto su Milano nella notte tra lunedì e martedì ha devastato i Giardini Montanelli, mentre nel lato limitrofo a via Manin il vento e la pioggia hanno avuto un impatto minore sulla storica area verde milanese. Siamo nel primo parco pubblico realizzato a Milano: ha visto la luce tra il 1782 e il 1786 su progetto di Giuseppe Piermarini. I milanesi di una certa età li hanno sempre chiamati i Giardini pubblici di Porta Venezia, anche perché l’intitolazione (con tanto di statua di bronzo) al giornalista Indro Montanelli risale al 2002.

Alberi abbattuti ai Giardini Montanelli
Alberi abbattuti ai Giardini Montanelli

Sono le 12 di ieri mattina. L’assessora comunale al Verde e all’Ambiente Elena Grandi effettua un primo sopralluogo nei Giardini Montanelli dopo il disastro ambientale di martedì. Ripartiamo dai numeri: l’area verde poteva contare su un totale di 1.800 alberi (sulle 250 mila piante pubbliche censite in città prima del nubifragio). Una parte di quegli alberi dei giardini pubblici è morta. Quanti sono stati distrutti dal vento a 104 chilometri all’ora? Una stima esatta non c’è ancora. Ma sono tanti. Una buona notizia, però, c’è: i sette alberi monumentali hanno resistito. Certo, quattro sono stati danneggiati ma potranno essere curati. Anche due platani del 1765, già protetti da un recinto di legno, ce l’hanno fatta. Sospiro di sollievo. Ma buona parte dei giardini pubblici sembrano un campo di battaglia. Grandi guarda e non nasconde "il grande dolore". Una quercia di 130 anni è riversa in orizzontale con le radici sradicate e in parte spezzate. "È impossibile ripiantumarla", spiega l’agronomo comunale Silvestro Acampora, il quale confessa che quando è entrato ai giardini Montanelli poco dopo il nubifragio gli è venuto da piangere: "Analizzeremo il tronco della quercia per capire meglio quanto successo quella notte".

Grandi, intanto, spiega che "oggi siamo qui ai Giardini Montanelli ma non abbiamo ancora analizzato nel dettaglio la situazione degli altri parchi perché stiamo dando la priorità al ripristino delle strade e delle vie utilizzate dai mezzi pubblici. Entro il weekend contiamo di raggiungere questo risultato e poi entreremo in tutti i parchi. Per ora resta l’ordinanza che vieta di entrare nella aree verdi. La riapertura dei Giardini Montanelli e Parco Sempione? Spero entro agosto. Daremo la priorità a quei parchi al cui interno ci sono dei servizi. Qui c’è il Museo di Storia Naturale". L’assessora è cauta sui numeri degli alberi caduti in città, le scappa "sicuramente un migliaio", ma potrebbero essere molti di più, e fa capire che il conto esatto sarà pronto nel giro di qualche giorno. L’obiettivo è girarlo a Regione e Governo per quantificare i danni per lo stato di emergenza.

Il sopralluogo finisce con una dolorosa certezza: per far tornare i Giardini Montanelli all’antico splendore serviranno decenni, così come nella poco distante area verde di via Marina, dove il nubifragio ha spazzato via gli alberi presenti. Quello che la natura ha costruito nei secoli, il nubifragio ha distrutto in pochi minuti. E ora non resta che contare le piante distrutte e rimboccarsi le maniche.