ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Gillo Dorfles, i ricordi di amici e colleghi. Vergina: "Gli compravo Dylan Dog"

"Il lascito più prezioso? La grande apertura mentale"

Gillo Dorfles, morto a 107 anni

Milano, 6 marzo 2018 - «Il lascito più prezioso di Gillo Dorfles? La grande apertura mentale. Si interessava a tutto, senza esclusione. Ricordo che mi mandava a comprare gli albi di Dylan Dog…». A rivelare l’aneddoto curioso Lea Vergine, critico d’arte come Dorfles che si è spento il 2 marzo a Milano, all’età di 107 anni. C’era anche lei tra la folla – centinaia di persone – che ieri mattina, assieme al nipote Piero Dorfles, al sindaco Beppe Sala e al neopresidente della Triennale Stefano Boeri, si è raccolta per l’omaggio alla camera ardente del «maestro», nel palazzo elegante di piazzale Lavater dove ha vissuto sino all’ultimo giorno. Il funerale si è tenuto più tardi a Lajatico, vicino Pisa. E Sala ha annunciato che «lo ricorderemo in Triennale».

«Questa apertura mentale è merito delle sue origini. Trieste è città dove si mescolano diverse culture» riflette Vergine, che oggi ha superato 80 anni, scrivendo nella sua carriera saggi seminali sulla Body Art, racconta di un’amicizia di oltre mezzo secolo: «Iniziata nel 1961. Ero intima della famiglia, mi recavo abitualmente nella sua abitazione». Una frequentazione fra colleghi che l’ha condotta a conoscere in profondità l’«uomo di mondo, con senso dell’eleganza»: «Gillo era algido, abbottonato, timido. Il rapporto fra il suo io e l’altro era problematico. Ma era capace di grande generosità». Con una debolezza: «Aveva paura di annoiarsi. Un giorno sbottai e gli dissi: “Basta! Parli sempre di noia. Ma se sei in giro tutto il giorno quando la provi?”. E lui aprì bocca per dirmi: «Potrei chiamarla in altro modo?». Io risposi: “La puoi chiamare ansia, dovresti sapere cosa sia avendo alle spalle studi in psichiatria”».

Non era tormentato dai rimpianti: «Ha avuto una vita felice, piena di soddisfazioni. Non ha mai saputo cosa fosse il dolore. Del passato pensava fosse un’esperienza chiusa». C’è un po’ di amarezza nelle parole dell’esperta d’arte contemporanea: «Gillo è stato un personaggio singolare per Milano. Penso sia stata deplorevole aver scelto Cormano per la camera ardente. Per Mike Bongiorno, senza togliere nulla, si erano aperte le porte della Triennale…». C’è la testimonianza del fotografo Fabrizio Garghetti che ha immortalato tanti artisti: «Gillo ha scritto i testi del catalogo della mia mostra “Storia fotografica dell’avanguardia contemporanea” nel 2017. L’ho sentito l’ultima volta settimana scorsa al telefono: preciso e lucido, come sempre». L’amico Fabio Lopez tesse il ritratto del marito, innamorato della moglie Chiara Gallignani, scomparsa vent’anni fa: «Dietro ogni grande uomo c’è una grande donna. Lalla era timida e riservata ma lo seguiva in tutto, sempre al suo fianco. Il loro rapporto? Strettissimo e forte».