Milano – Mattinata speciale all’Università Statale di Milano: in occasione della Giornata della Memoria l’ateneo ha deciso di conferire la laurea magistrale honoris causa in Scienze storiche alla senatrice a vita Liliana Segre.
La contestazione
La senatrice a vita è arrivata in via Festa del Perdono intorno alle 10.30 per visitare la mostra sulle leggi razziali e l’università allestita per l’occasione: fuori dall’ateneo una decina di attivisti di Solidali con la Palestina con uno striscione con la scritta: “Basta con l'Olocausto sionista contro il popolo palestinese”.
Le parole di Segre
Al suo ingresso Segre ha detto “Io non sono adatta a parlare del 27 gennaio perché chi ha passato quello che ho passato io non aspetta quella data per ricordarsi di una vita fa. Questa è la verità. 365 giorni all'anno, non il 27 gennaio. E tutti i giorni possono essere uguali o diversi ma quel luogo non si dimentica mai”.
L’impegno della senatrice
Il riconoscimento a Segre, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz, è stato assegnato “Per avere offerto alla ricerca storica la sua straordinaria testimonianza. Per avere dato alle nuove generazioni gli strumenti per comprendere avvenimenti fondamentali del nostro passato. Per avere raccontato con rigore e obiettività l'indicibile. Per la sua battaglia contro l'indifferenza e l'oblio dinanzi agli orrori della Shoah e per il suo impegno contro ogni forma di antisemitismo, razzismo e intolleranza”.
La cerimonia
Al suo ingresso in un’Aula Magna strapiena, la senatrice a vita è stata accolta da un lungo applauso, con tutti i presenti in piedi. La cerimonia all’università, che si inserisce nell'ambito dei progetti del programma “La Statale per la memoria”, si è aperta con i saluti istituzionali della ministra dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini: "Sono molto felice e onorata di essere qui oggi ad aggiungere un ulteriore tassello alla partecipazione della senatrice Liliana Segre – ha detto la ministra – Ho sentimenti di gratitudine e di generosità. Ho sempre pensato non fosse facile riconciliarsi con la propria memoria”. Ha poi ricordato "il coraggio, la generosità e la voglia di vivere nel trasferire i suoi ricordi. Sarebbe stato più facile dimenticare i ricordi con cui è difficile fare i conti”. “So che non vuoi essere ringraziata – ha poi detto Bernini rivolgendosi a Segre – Mi hai diffidata. Ma Liliana ha saputo passare agli studenti il testimone di una memoria che mai come ora presenta delle caratteristiche un po’ amare. E tutti noi che desideriamo la pace, sappiamo che il contesto giusto per farlo è questo: l'università. L'università apre, non chiude. Non boicotta. E nel riconoscimento della figura di Liliana come portabandiera della capacità dell'università di essere universale, questa laurea è un grande atto di civiltà”.
L’omaggio di Franzini
Dopo la ministra ha preso la parola il rettore Elio Franzini che ha citato in apertura I Fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij: Tutte le lacrime dell’umanità, delle quali è imbevuta la terra intera, appartengono ai bambini. È la loro sofferenza che impedisce l’armonia nel Creato. Liliana Segre era una bimba quando partì dal Binario 21 della Stazione Centrale nella nostra città, destinata a uno dei più grandi orrori senza riscatto che la Storia ha generato”. Franzini ha poi ricordato la figura di Piero Martinetti: “Qui fuori dall’aula magna c’è una lapide che ricorda Piero Martinetti, nostro docente di filosofia, uno dei pochi professori che rifiutò di giurare fedeltà al fascismo, con parole che mettono in luce la dignità, la responsabilità e la libertà del pensiero: ‘Il solo conforto che l’uomo può avere nella vita è la propria coscienza’”.
La lectio magistralis
Dopo le introduzioni c’è stata della laudatio tenuta dal docente di Storia contemporanea Marco Cuzzi, intitolata "Quel lungo sentiero di Liliana Segre". Verso le 11.40 è poi iniziato l’evento principale della mattinata, la lectio magistralis, un dialogo tra Liliana Segre e Enrico Mentana. "Abbiamo sentito parole importanti – ha detto la senatrice a vita sul palco – Anche dei punti di vista in un certo senso tutti ottimisti. Al di fuori di queste mura mi è difficile far parte degli ottimisti. C'è qualcosa di già sentito, di già sofferto. Ho amiche che in questo periodo di forte recrudescenza dell'antisemitismo mi dicono: stai a casa, non farti vedere. No. No. Non posso rivivere quei tempi in cui lo sfondo è una sala da pranzo piccolo borghese in cui io bambina sentivo dire meglio non uscire, non farsi vedere, non farti notare. Perché? Sono io che lo grido. Ma siccome io non grido. Sono donna di pace. E sono vecchia. Ma lo urlo dentro di me quel perché”. La senatrice ha poi sottolineato quanto ancora sia attuale la piaga dell’indifferenza, che giocò un ruolo fondamentale durante l’Olocausto. “Io ho chiesto di scrivere sul Memoriale della Shoah la parola indifferenza, mi sono battuta per questo. E so che è una delle cosa che turba di più le scuole. Ma era necessario. Il 40% degli italiani adesso non vota. Perché così tante persone delega al gruppo che vota la loro democrazia? Non si chiude un ciclo se c'è l'indifferenza”.
La notte dell’indifferenza
"Quello che è successo il 7 ottobre – ha proseguito Segre – mi hanno messo in una condizione che non avevo vissuto prima. Sono stata così fortunata di diventare mamma e esaltata dal fatto di diventare nonna. Mi fermo per la strada quando incontro i bambini in carrozzina. Mi piacciono da matti. E nella spirale dell'odio più crudele, delle cose più spaventose dal 7 di ottobre in poi, ci sono i bambini. I bambini sono il frutto dell'amore, sono il futuro. E il fatto che questi bambini vengano uccisi per l'odio degli adulti che non si ferma mai mi ha dato una forma di disperazione serale. Mi trovo da sola ad affrontare la notte, che da anziana e sempre più preoccupante. E non c'è notte dal 7 di ottobre in poi che non mi tenga sveglia a pensare a quello che succede. Sono una donna di pace. Ho sempre detestato l'odio tra le parti, la vendetta che non concepisco. È la notte dei tempi, la notte dell'indifferenza, legata al buio delle menti”.
Mi ricordo tutto
“Io mi ricordo tutto di quegli anni, di quei tempi, i colori, le facce – ha raccontato la senatrice a vita – E mi ricordo quando siamo usciti da San Vittore, caricati su quei camion che attraversavano la città... siamo passati da via Carducci e ho visto la mia casa, all'angolo. La mia casa era un mondo: non l'ho rivista mai più”.
Nessuno ci chiese scusa
“Nessuno ci chiese scusa dopo. Tutti i fascisti dopo la guerra sono diventati antifascisti. Anche i vicini di casa che avevo visto sfilare con le divise. Nessuno è andato a autoaccusarsi, nessuno ha detto di avere sbagliato. I carnefici non hanno fatto mai un mea culpa. Non ho incontrato nella mia lunga vita uno che mi abbia detto: io ero tra quelli che ti spingeva sul vagone. Tutta questa gente mandata a morte io l'ho vista. Non sapevano sarebbero andati a morire. Si tenevano per mano impaurite. Anche quando sentivo il processo a Eichmann non ho visto un atto di pentimento”.
Lo sfregio
“Il signore che è andato a sfregiare una lapide sul mio sentiero qualche giorno fa è interessantissimo. Perché ha usato 5 minuti di una preziosa vita che non è eterna per fare un segnaccio sul mio nome? Perché non viene studiato? Come quelli che mi mandano le maledizioni. Perché? Io vorrei incontrare questi personaggi, per chiedere: perché?”.
Non ci sono le parole
“Anche quando per 30 anni sono andata nelle scuole, nelle parrocchie, io so che non ho mai detto tutto. Perché non si può. Non c'è vocabolario in cui ci siano le parole per dire fino in fondo tutta la verità. Ho letto Primo Levi, ho seguito tanti che hanno scritto molto bene dei lager, ma per quella che è l'essenza più profonda degli assassini le parole non ci sono per dire quello che succedeva nei lager in ogni secondo”.
Le medaglie d’Onore alla Memoria
Dopo la consegna della laurea honoris causa a Liliana Segre, il Prefetto Claudio Sgaraglia ha conferito 19 Medaglie d'Onore alla Memoria: “Si deve ricordare contro l'indifferenza – ha sottolineato Sgaraglia – e sono contento lo si faccia qui per coinvolgere i giovani, i creatori del futuro. La presenza di così tanti ragazzi fa crescere consapevolezza”.