Milano, 28 gennaio 2025 – "Mio padre aveva deciso di scappare in Svizzera: non immaginavamo che una volta entrati là saremmo stati respinti, mi sembrava impossibile da italiana essere arrestata in quel modo. Dopo un lungo giro di prigioni in Italia arrivammo a Milano e, con grande indifferenza della città dove sono cresciuta, fummo caricati con violenza inaudita sui treni bestiame per Auschwitz: durante il tragitto inizialmente piangevamo, ma poi smettemmo". Così la senatrice a vita Liliana Segre, nel corso della celebrazione per il Giorno della Memoria al Quirinale. ha ripercorso i momenti, tragici e traumatici, della sua infanzia nella sua città. Un racconto ancora una volta traumatico, intriso di dolore e di ferite a fatica rimarginate, fatto davanti agli occhi del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e delle alte cariche dello Stato presenti questa mattina al Colle.
Ricordi dolorosi
"Indifferenza è una delle prime parole nel mio vocabolario personale. Nel 1938 avevo 8 anni e io e una mia compagna fummo le uniche scartate dalla classe per le leggi razziali: furono indifferenti le maestre là e fu indifferente il mondo quando tornai da Auschwitz. Non ci sono abbastanza parole per descrivere quello che ho vissuto", ha aggiunto. Indifferenza: è stata una delle parole maggiormente utilizzate dalla senatrice milanese, assieme ad “accoglienza”. “L’accoglienza? Se fosse praticata, esercitata da tutti, risolverebbe molti problemi”. Segre è stata circondata dall’affetto dei tanti studenti presenti questa mattina al Quirinale, che inevitabilmente le hanno fatto moltissime domande.
L’esortazione agli studenti
“Studiare la storia, studiare la geografia e staccarsi dal telefonino", sono i consigli che ha loro rivolto agli studenti, quando questi ultimi le hanno chiesto come si possa preservare, perché non vada disperso, il lavoro di ricordo della Shoah portato avanti in questi anni. "Bisogna studiare la storia, non solo quella degli Eruli e degli Etruschi – ha sottolineato la senatrice – ma quella del secolo scorso. La storia di uno storico né di destra né di sinistra, ma che sia scritta da una storico. E la geografia, che non viene più insegnata. Bisogna studiare la storia, la geografia e staccarsi dalla terza mano che è il telefonino". Poi l’esortazione: “Apritevi all’accoglienza per qualunque religione, colore e nazionalità".