
Giornata Mondiale della Pace
Milano, 1 gennaio 2016 - Anche Milano celebra la Giornata Mondiale della Pace. Nella chiesa di San Vito in Pasquirolo, luogo di culto della comunità russa ortodossa, si è tenuta la celebrazione organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio. Un momento di incontro ecumenico accompagnato dai canti della comunità russa, un minuto di silenzio, la condivisione di una tazza di tè accompagnata da un dolce e una marcia verso il Duomo, per assistere insieme alla messa celebrata dal cardinale Angelo Scola.
"E' una ricorrenza che ritorna da una ventina d'anni, anche se con modalità diverse. L'obiettivo è sempre far risuonare voci di tutto il mondo", ha spiegato Andrea Marcante, della Comunità di Sant'Egidio, che ha organizzato l'incontro. "Quest'anno - ha aggiunto - il senso della giornata è anche legato alla proposta che abbiamo avanzato poco prima di Natale con la tavola metodista valdese per aprire corridoi umanitari dai campi profughi. I primi sono arrivati dal Libano nei giorni scorsi. Quello che proponiamo è un modello piccolo, che speriamo possa essere replicato ed esteso. In questo modo si evitano i viaggi della morte, ma si riesce anche a effettuare un controllo sulle partenze".
Nella chiesa di San Vito - dove abitualmente le funzioni sono tenute in quattro lingue: italiano, russo, ucraino e moldavo - a parlare sono stati Giorgio Del Zanna per la comunità di Sant'Egidio, la cappellana della Chiesa Anglicana, Vickie Sims, e padre Makar, per la comunità russa ortodossa. Oltre a Hussein, un profugo giunto nel capoluogo lombardo dal Pakistan. Del Zanna ha aperto la celebrazione citando alcuni passi dell'omelia di Papa Francesco dedicata alla Giornata Mondiale della Pace, mentre da Vickie Sims è arrivato un invito a costruire rapporti umani, senza chiudersi nelle proprie piccole comunità. "Questi incontri sono importantissimi. Perché ci sia pace, la prima cosa è stare insieme, vedere e ascoltare l'altro", il commento di padre Makar al termine dell'incontro, conclusosi con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime delle guerre in corso. I nomi delle nazioni dove si combattono conflitti più o meno conosciuti al grande pubblico - dall'Afghanistan al Sud Sudan, passando per la Terra Santa e la Birmania - sono quindi comparsi sui cartelli che i partecipanti alla giornata hanno sollevato in una marcia lungo corso Vittorio Emanuele, tra turisti e cittadini.
La marcia è terminata in Duomo, dove l'arcivescovo di Milano Angelo Scola ha celebrato la Santa Messa. "Sul piano personale evitiamo l'equivoco di pensarci fautori della pace senza essere donne ed uomini di pace. La vita buona può essere tale solo se è simultaneamente personale e sociale. Così perseguire la pace richiede il coinvolgimento di ciascun cittadino e, nello stesso tempo, delle nazioni e dei popoli", ha detto il cardinale. E ha proseguito: "Il nostro impegno per la pace in tutte le sue espressioni - dal bisogno di giustizia nelle relazioni, al gemito che si alza dai troppi esclusi dalla cultura dello scarto, fino al grido straziante delle vittime delle guerre e del terrorismo e al martirio dei fratelli cristiani - incomincia fissando lo sguardo su Colui che è la nostra pace. Con Cristo - ha aggiunto Scola - il dinamismo della pace è già in atto nella storia". "Il Dio della pace - ha concluso l'arcivescovo - ci riempie di speranza affidabile e rende ancor più decisivo l'impegno personale, quello delle nazioni e quello dei potenti di questo mondo perché la pace vinca ogni guerra, ogni conflitto, ogni terrorismo, ogni personale contraddizione".
Dopo la celebrazione eucaristica, il cardinale Scola ha ricevuto in Curia, nella cappella Arcivescovile, gli esponenti religiosi rappresentanti del Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano A loro ha rivolto un saluto e in particolare ha ricordato come “Il nostro appuntamento si colloca a pochi giorni dall’avvio della tradizionale settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio): un’occasione in più per testimoniare quella tensione verso l’unità e quel dolore provato per le divisioni che segna la fede di ogni battezzato”. Scola ha poi sottolineato l’ingresso di un’altra confessione cristiana nel Consiglio: “Anche il cristianesimo in città sta cambiando, si fa più plurale. So dalla delegazione che anche il Consiglio delle Chiese Cristiane si sta ingrandendo, dopo aver accolto gli Avventisti e preparandosi ad accogliere la Chiesa ortodossa georgiana. Ritengo che tutti questi cambiamenti dentro il Consiglio vadano letti come un segno dello Spirito che ci invita a rinnovare e a rinforzare i nostri vincoli di comunione. Non posso che ringraziare il coraggio di coloro che hanno avuto l’intuizione e l’audacia di creare un simile strumento di dialogo ecumenico”.